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EXTRANEWS – Le domande che avresti sempre voluto fare a un “buttadentro” di via Veneto

di Antonio Tiso

“Please, prego, come in. Italian spaghetti alla amatriciana, very good pasta”. Quante volte vi sarà capitato di sentire queste parole a via Veneto o in altre zone della città. Loro, i buttadentro, lavorano in strada, di fronte ai locali, e invitano i turisti, soprattutto stranieri, a sedersi ai tavoli del ristorante.

Antonella, romana di 26 anni, professione acchiappina, lavora al civico 14 di via Veneto. “Cerco di essere convincente, senza infastidire le persone – racconta la ragazza -. Nel tempo ho imparato a conoscerle e a capire come indurle a sedersi. Propongo loro di fermarsi a bere qualcosa. È più facile che accettino. Suggerisco un happy hour o una aperitivo in offerta. Poi, spesso, una cosa tira l’altra e si fermano a cena”.

Antonella abbatte tutti i possibili pregiudizi sul suo mestiere. Ti aspetteresti una professionista istrionica e un po’ invadente, invece scopri che dietro c’è una donna garbata e gentile: “Paradossalmente ho un carattere riservato, ma so fare il mio lavoro con garbo. Parlo inglese e spagnolo, oltre all’italiano, e questo mi aiuta a comunicare più rapidamente. È importante cercare di capire il Paese di origine dei clienti, così utilizzi subito le parole giuste per convincerli a sedersi”.

Ma quanto può guadagnare un’acchiappino? Antonella risponde senza imbarazzo: “Per un lavoro di questo tipo lavori mediamente 7-8 ore al giorno e prendi sui 1.000 euro al mese”.

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