Trieste-Salario | Articoli

Editoriale: quelli che frignano e quelli che fanno

di Luigi Carletti

Se dovessimo scegliere un’immagine, una sola, per raccontare che cosa sia il degrado a Roma, e in particolare nel Trieste-Salario, credo che dovremmo prendere la foto del letto abbandonato in strada, accanto ai cassonetti. Un letto, con tanto di rete, materasso e spalliera, che qualcuno – non sapendo più che farne – ha pensato bene di depositare sul marciapiede, confidando in una qualche raccolta dei rifiuti. Succede – è successo – all’angolo tra via Boito e via Leoncavallo, e bene ha fatto Anna Maimone, il 18 aprile scorso, a postare quell’immagine su Facebook per testimoniare a che punto può arrivare l’inciviltà di certi “cittadini”.

Chi di dovere
Già, “cittadini”. Lo siamo tutti. E tutti noi, cittadini, ci aspettiamo che “chi di dovere” rispetti ed esegua le funzioni per cui, tanto per dire, paghiamo le tasse. Ci aspettiamo cioè che il gestore della cosa pubblica – attenendosi al mandato conferitogli dalla legge e dal voto degli elettori – amministri, risolva, pianifichi, ripari, pulisca, ristrutturi… Che faccia, insomma, tutto quello per cui la società si è data questo tipo di organizzazione fondata su deleghe a tempo determinato e, in teoria, molto precise. Tutti noi, infatti, siamo consapevoli del fatto che – quando le cose non vanno – significa che qualcosa non funziona “tra chi di dovere”.

Il senso civico
In questo quadro, teoricamente giusto, però manca un pezzo. E non è un pezzo da poco, perché si tratta di quello che potremmo definire il senso civico. Ovvero quel sentimento che dovrebbe unire il senso di appartenenza (alla società, appunto) al senso di educazione, rispetto e decoro verso se stessi e verso gli altri. Il senso civico non è qualcosa che si acquista su Amazon o s’impara in un corso di formazione, perché dovrebbe crescere con la persona grazie principalmente alla famiglia e alla scuola. Il senso civico è la speciale lente attraverso cui possiamo riconoscere e giudicare il comportamento delle persone, in particolare su un tema così sentito come il degrado che tutti i giorni vediamo manifestarsi in tante forme diverse attorno a noi. Il senso civico è ciò che fa da spartiacque, per esempio, tra quelli che sanno solo lamentarsi e quelli che, invece, decidono di fare.

Degrado e decadenza
Se c’è una cosa che con RomaH24 abbiamo imparato in queste prime settimane di vita, è che raccontare il degrado significa indagare nella decadenza di una città soprattutto attraverso i comportamenti dei cittadini che vi risiedono. Perché sarà pur vero che Ama ha le sue responsabilità, e che gli amministratori pubblici del Campidoglio e del Municipio possono fare molto di più e molto meglio, ma che vogliamo dire del “cittadino” che nottetempo abbandona un letto sul marciapiede, o di quello che rovescia rifiuti organici nel bidone della carta, o di quelli che gettano la spazzatura per la strada? A tutti questi “cittadini”, probabilmente pronti a prendersela con chi governa per qualsiasi problema quotidiano, chi glielo spiega che la qualità della vita di una comunità passa prima di tutto attraverso le azioni di chi ne fa parte?

Il buon esempio
Indagando sul degrado, abbiamo perciò conosciuto quelli che sanno soprattutto lamentarsi, e quelli che invece – magari protestando – però fanno. Agiscono. Si danno da fare e provano a dare il buon esempio. Non sono in molti, purtroppo, ma intanto cercano di lasciare una traccia, fosse anche solo un piccolo graffio sulla flaccida indolenza di una città dove il lavoro – come la responsabilità – tocca sempre a qualcun altro e il piacere non è mai abbastanza.

Ripartire dai quartieri
La decadenza di Roma – di cui si accorgono tutti tranne molti romani – è prima di tutto nell’educazione civica delle persone. Da questo punto di vista i quartieri possono fare moltissimo, perché è solo stando sul territorio che si legge la realtà e se ne percepiscono i reali problemi e le possibili soluzioni. E’ qui, dai quartieri, che bisogna ripartire. Il lavoro che le associazioni stanno facendo, le azioni che molti volontari stanno mettendo in campo, gli appelli pubblici a usare  determinati strumenti per evitare nuove speculazioni edilizie: tutto questo rappresenta un soprassalto di civiltà che il Trieste-Salario sta producendo per scongiurare altri e più gravi attentati al decoro e alla bellezza di una Capitale sempre più accerchiata dai nuovi barbari.

Impegno non significa supplenza
Sia chiaro che questo tipo di impegno e di virtuoso protagonismo non può, e non deve, essere scambiato per “supplenza” rispetto ai doveri delle istituzioni e dei soggetti a loro collegati, come per esempio gli uffici e le aziende di servizio pubblico. Da questi bisogna pretendere, con sempre più forza e usando tutti gli strumenti legali adeguati, il massimo rispetto della loro missione. Ma il ruolo attivo dei cittadini non è – e non dovrebbe mai essere – un fattore scatenato dall’emergenza: in tutte le società civili e progredite, il cittadino partecipa denunciando ciò che non va ma facendosi anche carico delle possibili soluzioni. Cominciando lui, per primo, a non diventare parte del problema.

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