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Così nel 2019 il Trieste-Salario ha detto addio a 130 alberi

di Camilla Palladino

Più torrido, più inquinato, più spoglio. È il Trieste-Salario che ci aspetta nei prossimi anni se non si riuscirà a invertire la tendenza attuale. Dall’inizio del 2019, sono crollati 80 alberi, oltre ai 50 tagliati tra febbraio e marzo. Per un totale di circa 130 piante perse solo nel nostro municipio.

I tronchi si sono abbattuti su auto ed edifici. Come il pino caduto il 9 febbraio in corso Trieste, che ha danneggiato due macchine e il cortile del liceo Giulio Cesare. O quello atterrato sul muro di cinta di un palazzo di via di Villa Ada, il 23 febbraio. Fortunatamente, senza procurare feriti.

È ferito invece il Trieste-Salario, verde per il 31,8%. Non a caso, è chiamato il “municipio delle Ville”. Un territorio con quasi tre milioni e mezzo di metri quadri di piante paga lo scotto di gestioni sciatte e dotate di sempre minori risorse. Economiche e umane.

Gli alberi cadono e non vengono sostituiti. Questo è il problema. Le conseguenze saranno drammatiche. Secondo Legambiente, dal 2000 a oggi sono stati 7.700 i decessi a Roma dovuti al caldo. «Ed è il verde a ridurre le isole di calore», spiega a RomaH24 il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi.

Aumenterà anche lo smog. Stando a uno studio del Coordinamento nazionale per gli alberi e il paesaggio, «un fusto di circa 20 metri di altezza può assorbire circa un chilo di particolato atmosferico in un anno». E, in base ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono 60 mila i decessi ogni anno in Italia dovuti all’inquinamento atmosferico.

Il drastico calo del verde produrrà anche un cambiamento estetico. Il Trieste-Salario sarà più nudo. «Per questo – dice Rosario Fabiano, assessore all’Ambiente del II Municipio – chiederemo al Campidoglio inserire in bilancio una voce per l’acquisto di nuove piante».

Il Servizio giardini sta eliminando i fusti più esposti al rischio di crolli. «Abbiamo già abbattuto più di duemila esemplari – ha annunciato la sindaca Virginia Raggi – e ne abbiamo individuati altri da tagliare». Ma l’importante, poi, sarà ripopolare il verde della Capitale. Specie quello del suo polmone: il nostro quartiere.

DUE SCHIERAMENTI TRA I CITTADINI-GIARDINIERI

Esistono due “schieramenti” opposti nel quartiere. Da una parte i “disobbedienti civili”, come gli Amici di Villa Leopardi. Cesoie alla mano, intervengono sul verde – verticale e orizzontale – quando lo ritengono necessario, non ricevendo alcuna risposta dalle istituzioni. Potano i rami, sfalciano i prati, e qualche volta piantano nuovi alberi nelle aree verdi del quartiere. Dall’altra parte, invece, ci sono i volontari che sottopongono progetti – e fondi – al Campidoglio, e restano in attesa di tutti i permessi e i sopralluoghi necessari da parte del Servizio giardini di Roma Capitale, per avere la certezza che i loro interventi non provochino danni in futuro. Agendo così, con l’aiuto dei giardinieri del Comune e grazie a una raccolta fondi dei residenti, l’associazione Amuse ha donato 21 nuovi alberi al Trieste-Salario.

IL PARERE DEGLI ESPERTI

Non c’è un solo motivo alla base del crollo degli alberi. Secondo gli agronomi, un ruolo importante lo giocano i cambiamenti climatici, il crescente inquinamento atmosferico ed eventi meteorologici sempre più imprevedibili. «La gente pensa che queste cose non ci tocchino – sottolinea a RomaH24 l’agronomo forestale Franco Paolinelli – ma non è così. Per carità, non voglio dire con questo che non siano stati anche sbagliati alcuni interventi di potatura, o che non siano stati compiuti tagli indiscriminati. Elementi, questi, che hanno fatto ammalare le piante». A volte, quindi, la colpa è dell’uomo. «I pini hanno dato prova di grande resistenza – spiega l’agronomo forestale Pierfrancesco Malandrino -. Le piante scontano anni di scavi e danneggiamenti radicali. Sono stressate da un punto di vista fisiologico».

GLI EFFETTI CLIMATICI E AMBIENTALI

Vivere in un ambiente povero di alberi aumenta il rischio di mortalità per ictus. Secondo un rapporto pubblicato nel 2018 dall’Osservatorio Cittàclima di Legambiente, l’aumento del verde urbano, e la conseguente diminuzione delle isole di calore, riducono la possibilità di contrarre malattie cardiovascolari. «Gli alberi fanno ombra – spiega a RomaH24 Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio -. E grazie alla fotosintesi clorofilliana, producono l’ossigeno che respiriamo. Infine, assorbono le matrici inquinanti dell’aria, proteggendo i nostri polmoni». Non solo. L’assenza di alberi in alcune zone può aumentare anche il rischio idrogeologico. «Un terreno completamente ricoperto di asfalto, e privo di piante, non può filtrare l’acqua in occasione, per esempio, delle grandi piogge», aggiunge l’esperto.

COSA DICONO LE NORME

Per ogni albero abbattuto, ne deve essere piantato uno nuovo. È scritto nel regolamento del verde di Roma, approvato nel 2012 e tutt’ora in vigore, in attesa del prossimo, che attende l’ok dell’assemblea capitolina. Secondo queste disposizioni, la procedura prevede un’analisi del contesto dal punto di vista percettivo, microclimatico e storico/paesaggistico del sito, la  definizione del cronoprogramma di sostituzione, la scelta delle specie da impiantare e la pianificazione dell’intervento in rapporto al contesto urbano. I nuovi alberi devono avere una circonferenza minima di 25/30 centimetri e un’altezza non inferiore a 4 metri. La sostituzione può avvenire per motivi di sicurezza o anche perché le piante sono giunte alla fine del proprio ciclo vitale. A certificarlo dovrà essere una perizia fitosanitaria redatta da esperti del settore.

LE STRANEZZE DEL REGOLAMENTO SUL VERDE

Il nuovo regolamento del verde classifica le aree verdi e introduce delle sanzioni per chi danneggia piante e arredi. Non mancano però alcune perplessità. «Consideriamo irrealistica la misura di 8 metri quadrati di spazio da lasciare intorno agli alberi – dice a RomaH24 il consigliere di Italia Nostra, Federico Lapadula –. In molti casi, i marciapiedi non sono così grandi da far rispettare il regolamento». Un altro punto controverso è quello dell’adozione degli alberi. «Non è chiaro in cosa consista», spiega a RomaH24 Giorgio Osti, del comitato “Tor Carbone–fotografia”. «Di solito – aggiunge – si intende solo la segnalazione dei problemi». In altre parole, taglio e potatura da parte dei privati sarebbero sempre vietati, anche se «si sta valutando – avverte Osti -, l’ipotesi di permetterlo, sotto la vigilanza del Servizio giardini».

IL CONFRONTO CON L’ESTERO

Molte città europee prevedono la sostituzione immediata degli alberi abbattuti o crollati. Londra ha stanziato 520 mila euro per piantare 40 mila nuovi fusti tra ottobre 2018 e marzo 2019. Anche a Madrid fanno le cose per bene. Nel “Plan de infraestructura verde y biodiversidad”, un punto del documento è dedicato all’incremento del numero e della varietà delle piante. La capitale della Spagna – che come Roma ospita una maggioranza di pini – conta quasi sei milioni di alberi. Anche Parigi si distingue per la cura del verde verticale: tra il 18 marzo e il 5 aprile, il Service de l’arbre et des bois de la Ville de Paris ha ripiantato 100 piante, a fronte di 20 abbattimenti, con tanto di specifica che gli alberi rimossi «saranno rimpiazzati con esemplari più giovani, della stessa essenza arborea, durante il prossimo inverno».

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