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Chi è l’ingegnere-tennista che ha il Trieste-Salario nel cuore

di Daniele Petroselli

Le Universiadi sono entrate nel vivo e tra i protagonisti c’è anche chi il Trieste-Salario lo porta nel cuore ogni giorno. È Gian Marco Ortenzi, classe 2000, tra i protagonisti del torneo di tennis nelle “olimpiadi” degli atenei ospitate, in questi giorni, a Napoli. Un talento cresciuto al liceo Avogadro e che ora, nonostante gli studi alla facoltà di Ingegneria Meccanica de La Sapienza, non smette di vivere il quartiere.

“Abito a Città Giardino ma quando ho dovuto scegliere la scuola superiore ho optato senza alcun dubbio per l’Avogadro – racconta a RomaH24 – è molto vicino a casa comunque. È stata una parte importante della mia vita. Oltre lo studio, i miei amici sono tutti lì. Quando sono libero da allenamenti e tornei, sono sempre qui: mi piace girare per le vie del quartiere e viverlo in compagnia”. Un territorio con i suoi difetti (“il pomeriggio viale Libia è un inferno con la nuova corsia preferenziale”, commenta con una battuta), ma anche con tanti pregi: “È tranquillo, è bellissimo per noi ragazzi”. E si lascia andare a qualche preferenza: “Ammetto che Villa Ada è la mia passione, appena posso fuggo lì per studiare, ma anche per rilassarmi. E poi piazza Caprera, piazza Istria, piazza Ledro. È come se fosse casa mia”.

Gian Marco Ortenzi durante una partita

Una promessa della racchetta, che da debuttante ai campionati universitari andati in scena a metà maggio, ha messo in fila tutti, compreso il bicampione in carica Alessandro Ceppellini, ottenendo il titolo nazionale. A Napoli, Ortenzi sogna in grande e l’emozione è tanta: “C’è un clima pazzesco – confessa – non mi è mai capitato di vivere un’avventura del genere. L’organizzazione è impeccabile, c’è una grande attenzione, come in una Olimpiade. Voglio godermi questa esperienza fino in fondo”. L’impegno è su tre fronti: oltre al torneo individuale, sarà in campo nel doppio e nel misto.

E pensare che da piccolo il suo primo sport era stato il nuoto: “È quello che volevano i miei genitori, come capita a molti ragazzi. La passione per il tennis però era troppo forte. Ho avuto la fortuna di allenarmi in un circolo vicino a casa, ma la piscina era accanto ai campi da tennis. Un giorno sono scappato di nascosto per provare il tennis, che mi piaceva molto di più, perché in famiglia è sempre stato uno sport praticato, da mio zio a mio cugino, da mia madre a mia nonna. È lo sport di famiglia diciamo. L’ho provato ed è stato subito amore a prima vista“.

Ma al di là del risultato alle Universiadi, Gian Marco ha un sogno: “Voglio continuare con il tennis. Da quando ho sette anni ripeto a tutti che voglio diventare un ingegnere-tennista. So che non sarà facile, ma per ora ci riesco e mi impegnerò perché sia ancora così. Arriverà il momento in cui dovrò prendere una decisione”. Una cosa è certa: il Trieste-Salario non si lascia. Lo si ama e basta.

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