Trieste | Articoli

Braccio rotto e 30 mila euro da pagare. Il caso di via Taro

di Claudio Lollobrigida

Condannata a pagare 30 mila euro, dopo essersi rotta un braccio cadendo in via Taro. È l’epilogo di una battaglia legale durata tredici anni. La vittima è una professoressa, originaria di Palermo. Nel lontano 2006 intentò una causa al Campidoglio per i danni subiti, chiedendo 100 mila euro di risarcimento. “È difficile spiegarle che ora dovrà pagare lei tutte le spese legali, al Comune e alla Colbit, la società all’epoca concessionaria del servizio di manutenzione delle strade nel Trieste-Salario”. A dirlo a RomaH24 è l’avvocato che ha seguito la vicenda, Alfredo Galasso.

Inizialmente, il Tribunale di Roma aveva disposto che ogni parte in causa pagasse la propria parte di spese legali. Poi, la sentenza di secondo grado da parte della Corte d’Appello, con la condanna a riconoscere 11 mila euro di spese legali sia al Comune che alla Colbit, che sfiorano i 30 mila con l’aggiunta degli interessi. Il verdetto viene confermato dalla Cassazione, che in più decide come il ricorso non debba essere discusso in una causa pubblica, in quanto inammissibile.

Ma come è possibile che la vittima sia diventata il “colpevole”? La risposta è contenuta nella sentenza della Corte d’Appello: “Comportamento incauto della danneggiata”. Un “caso fortuito“, provocato da una “grave disattenzione” da parte di chi attraversava la strada.

“Tre giorni dopo, l’avvocato del Comune di Roma notifica alla signora il precetto delle spese, senza avvisare prima il legale come da prassi”, sottolinea ancora Galasso, che nel 2006 avanzò una richiesta di risarcimento di 100 mila euro per conto della signora. E ora, si ritrova a doverle spiegare che un braccio rotto le costerà 30 mila euro.

Sostieni RomaH24 Sostieni RomaH24
grazie