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Area cani di Villa Ada, per Daniela Granata “è tutto in regola”

di Marco Liberati

“Non c’è alcuna irregolarità nella nostra area cani. Ci occupiamo di animali abbandonati da cinquanta anni all’interno di Villa Ada”. Daniela Granata, la presidente dell’associazione Animal Mundi, è risoluta nel ribadire l’assenza di anomalie del rifugio ospitato dalla dependance del Casale delle cavalle madri di cui RomaH24 si è occupata nel numero di agosto. La nostra redazione era venuta in possesso di alcuni documenti che dimostravano come i costi per opere impiantistiche, elettriche e per manutenzione stradale proprio per il “casaletto” dato in concessione dalla giunta Veltroni fossero tutti a carico dell’amministrazione.

“Tutto questo è assolutamente falso – ribadisce la Granata, ex attrice che gestisce un secondo rifugio a Trevignano Romano -, i costi di ristrutturazione sono stati sostenuti totalmente da me”. RomaH24 ha potuto visitare l’interno dell’area, dove effettivamente, al contrario di alcune denunce ricevute in passato, vivono 13 cani e 6 gatti. “Questa dependance, senza la nostra presenza, cadrebbe a pezzi, come altri edifici presenti dentro Villa Ada – continua Daniela -. Nel 2006 abbiamo risistemato il solaio ligneo e costruito un bagno, ma tutto è sempre stato finalizzato alla salvaguardia degli animali che ospitiamo”.

Ma come nasce questa passione per gli animali e soprattutto, come è legata alla storica area verde del Trieste-Salario? “Questo amore per i cani viene da mia zia, insegnante al Giulio Cesare, che portava da mangiare agli animali della villa quando era di proprietà dei Savoia. In seguito, abbiamo ottenuto il permesso dell’ambasciata d’Egitto. Io sono letteralmente cresciuta qui dentro”.

Nel 1968 viene creato un rifugio all’interno della ex finanziera che poi, nel 1979, viene trasferito nel casale della Vaccheria. La storia di questo rifugio si interseca con quella tormentata legata alla privatizzazione dell’ex residenza dei Savoia. “Quanto il principe Enrico D’Assia morì, ci fu lasciato uno spazio nelle ex Serre, accanto alla Scuderie Reali”, continua la Granata. Il rifugio, nel 2004, fu spostato nell’attuale posizione in vista della costruzione del museo del Giocattolo che non ha mai visto la luce. “Ma tutto è sempre avvenuto alla luce del sole. Se abbiamo un comodato d’uso gratuito fino al 2023? Certo, ma qui non ci limitiamo ad aiutare gli animali. Nel corso degli anni siamo diventati una struttura che viene utilizzata per la “pet terapy” con alcune associazioni disabili, ma non solo: in collaborazione con il dipartimento di giustizia minorile abbiamo ospitato iniziative per il reinserimento sociale di minori”.

A tutto questo, infine, si aggiunge una lotta, dentro Villa Ada, che dura da molti anni: “Tutte queste accuse che ci sono piovute addosso arrivano dalle associazioni ambientaliste presenti nel parco – afferma ancora Daniela Granata -. In questi anni hanno tentato in tutti i modi di metterci in difficoltà, prima con segnalazioni false e poi cercando di impedirci di accedere all’area, bloccando il cancello con tronchi e rami”. Intanto l’attività principale del rifugio continua, anche grazie alla collaborazione degli animalisti italiani, che collaborano fornendo occasionalmente alimenti per tutti gli animali che ancora vi trovano rifugio.

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