12 Febbraio 2022 - 16:50 . Trieste-Salario . Cultura

Violenza sulle donne, Marianna Loredana Sorrentino: “Che cos’è oggi il delitto d’onore e perché la nostra società ne è ancora intrisa”

Marianna Loredana Sorrentino
Marianna Loredana Sorrentino

di Giulia Argenti

“Il delitto d’onore non è scomparso, ha solo cambiato d’abito. Certamente nel tempo è aumentata la consapevolezza e la percezione del problema, ma un reale sovvertimento sembra fatichi a realizzarsi”. A parlare è Marianna Loredana Sorrentino, agente di polizia e autrice del volume: “C’era una volta e c’è ancora il delitto d’onore. Nei tempi e nei luoghi della storia e dell’arte” (Caravella Editrice). Un saggio che si articola come un viaggio tra storia, religione e società, alla scoperta di tutte le diverse rappresentazioni della donna, che solo in epoca illuminista inizia ad essere considerata come soggetto dotato di diritti. Quegli stessi diritti che per secoli sono stati violati, come dimostra l’esistenza del delitto d’onore. 

Il volume sarà al centro del primo appuntamento della rassegna organizzata da RomaH24, in collaborazione con la Libreria Eli: Cortocircuito: la verità ha molte facce”. Un format realizzato da RomaH24 e Libreria Eli che, una volta al mese, a partire dal 17 febbraio e fino a giugno, analizzerà un tema dattualità a partire da un libro. Il titolo del primo incontro, in programma alle 18.30 in viale Somalia 50 A (qui tutte le informazioni per seguire), è Quando le donne cominciano a reagire”. Insieme all’autrice, sul palco ci sarà Vincenzo Fenili, esperto di sicurezza ed ex agente sotto copertura. Condurrà l’evento il direttore di RomaH24, Luigi Carletti.

La locandina dell’evento

Ma che cos’è oggi il delitto d’onore e in che modo è ancora presente nella società attuale? Lo spiega l’autrice:

“Il delitto donore risulta superato legislativamente da ormai oltre 40 anni (è stato abolito dal codice penale nel 1981, con la legge 442 del 5 settembre, ndr), ma la verità è che ha solo cambiato dabito, perché ora si parla di femminicidio. La perversione di un uomo di uccidere una donna, solo per il fatto che sia donna, invece, pervade ancora la realtà italiana e non solo. Oggi parliamo di femminicidio, di revenge porn, ma la sostanza non cambia. La pandemia e il lungo lockdown, inoltre, non hanno fatto che peggiorare le cose: in molti casi hanno rappresentato la miccia che ha acceso l’incendio. La permanenza forzata in casa per molte donne ha rappresentato un incubo dal finale tragico. E lo dimostra anche il fatto che del ‘moderno’ delitto d’onore ne sono ancora intrise le cronache quotidiane”. 

La copertina del saggio di Marianna Loredana Sorrentino

Il modo in cui i media, talvolta, raccontano le violenze sulle donne, contribuisce al permanere di questa situazione? 

“Assolutamente sì. La scelta delle parole è fondamentale. Il femminicidio, infatti, viene spesso mostrato come l’esasperazione di un sentimento d’amore, di passione, che da razionale diventa irrazionale. Un impulso brutale e incontrollabile. Leggiamo ancora troppo spesso termini come ‘delitto passionale’, ‘amore criminale’, che inquinano la corretta comprensione di cosa sia il femminicidio. Non c’è traccia di amore o passione in chi uccide una donna e neanche nella relazione che precede il delitto. A questo aspetto, inoltre, si aggiunge il fatto che spesso le vittime di femminicidi vengono raccontate insistendo sulle loro caratteristiche fisiche. Si parla di donne belle, inarrivabili, sensuali. Un tipo di narrazione che rischia di portare il lettore o lo spettatore ad avere una certa compassione per l’autore del delitto e a provare empatia per lui”. 

Marianna Loredana Sorrentino

Dal punto di vista legislativo, invece, cosa si dovrebbe fare per tutelare di più le donne?

“Nel 2019 è stata approvata una nuova legge definita Codice Rosso, che ha introdotto dei nuovi reati come il revenge porn e che ha rappresentato un importante passo in avanti. Quello che ancora manca, però, è la procedibilità d’ufficio, ovvero la possibilità di avviare l’azione penale nel momento in cui giunge la notizia del crimine. Per procedere è invece necessario che le vittime denuncino. Se si superasse questo scoglio, si libererebbero le donne di una notevole parte di responsabilità. Anche perché non è sempre semplice individuare la linea che demarca la violenza. In molti casi le donne vittime di soprusi da parte di mariti, compagni o familiari non credono che questi arriveranno ad ucciderle. Invece purtroppo è cosi. A tutto questo poi si aggiunge un altro aspetto ‘culturale’”. 

In che senso?

“Per secoli la religione cattolica ci ha insegnato che l’esistenza della donna è fatta di sofferenza e di sopportazione di questa sofferenza. ‘Con dolore partorirai figli’ è scritto nella Genesi. Si è da sempre inculcata nella donna l’idea che la sua vita sia fatta di accettazione e sopportazione delle proprie pene, in nome dell’amore per i propri figli e per il marito. Una logica che deve essere superata, per questo dico che la vera rivoluzione deve partire da noi donne. È il primo passo per reagire alla violenza”. 

In che modo?

“La nostra femminilità non è mai qualcosa di cui dobbiamo vergognarci. Impariamo a viverla bene, a giocarci, a non lasciarci condizionare da pregiudizi o tabù. Vanno scardinati, non temuti. Per testare il nostro condizionamento, spesso  inconscio, per esempio basta inserire in una conversazione la parola ‘mestruazione’ e verificare sia come reagiamo alla risposta degli uomini presenti sia quanto ci siamo sentite a disagio nel pronunciare quella parola. Tutto questo va superato: iniziamo da noi, senza vergognarci di ciò che siamo”.

Per aiutare le donne a reagire alla violenza, può essere utile imparare delle tecniche di difesa personale?

“Certamente. A livello emotivo, sapere di essere pronte ad affrontare un eventuale rischio reagendo ad esso, può aiutare le donne ad essere più sicure. Soprattutto perché come ci insegna l’esperto, Vincenzo Fenili, bastano tre colpi ben assestati. Ma è importante sottolineare che non può essere questa la soluzione: la reazione alla violenza parte da un piano culturale, in cui sono le donne per prime a ribellarsi ai ruoli a cui sono state relegate”.

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