20 Maggio 2020 - 9:14 . Trieste-Salario . Cronaca

Villa Paolina, riprende la protesta dei comitati. Ma la ditta si difende così

Villa Paolina oggi
Villa Paolina oggi

di Claudio Lollobrigida

Non si spengono le polemiche intorno a Villa Paolina, simbolo degli edifici storici del Trieste-Salario, che per anni ha rischiato di essere demolito. Nonostante infatti l’apposizione, a settembre, del vincolo paesaggistico da parte del Mibac, i comitati lamentano l’avvio di lavori di edilizia “pesante”, ossia interventi di ristrutturazione che portino a un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Tradotto: una trasformazione totale, o quasi, dell’edificio.

Ma Cam, società edile proprietaria della palazzina, rispedisce al mittente le accuse. E sostiene che sia tutto perfettamente in regola. E che gli interventi non toccheranno la facciata del villino in largo XXI aprile, realizzando all’interno una struttura antisismica con un coefficiente energetico massimo, fermo restando l’intenzione di costruire 27 appartamenti.

La foto scattata dai comitati cittadini il 5 maggio

L’ALLARME DEI COMITATI CITTADINI
In un comunicato congiunto, l’associazione “Italia Nostra” e il comitato “Salviamo Villa Paolina” denunciano di aver ravvisato, il 5 maggio, “alcune attività di cantiere nella villa e che nessun cartello previsto dalla legge era presente”, e di aver “avvisato con due segnalazioni sia scritte che verbali il corpo di Polizia Locale di zona e il II Municipio, richiedendo un intervento urgentissimo per la verifica del cantiere e per l’adozione dei provvedimenti conseguenti alla tutela dell’interesse pubblico e del bene culturale”.

Ma facciamo un passo indietro. Costruito agli inizi del ‘900, il villino storico era stato acquistato alcuni anni fa da Cam srl, una società di costruzioni che, al suo posto, avrebbe voluto realizzare un palazzo di otto piani più un parcheggio interrato, sfruttando le disposizioni previste dal Piano Casa, la legge regionale 21/09. La prospettiva di perdere un altro edifico storico del Trieste-Salario, dopo quello di via Ticino, aveva scatenato la protesta dei comitati e, successivamente, una lunga battaglia per impedirne l’abbattimento.

La protesta dei comitati lo scorso giugno

Una battaglia che sembrava arrivata alla sua conclusione, appunto, lo scorso settembre, quando il direttore generale Arte Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Mibac, Federica Galloni, aveva firmato il decreto di dichiarazione di interesse culturale, salvando di fatto il villino dalle ruspe. Tanto che – come spiegato lo scorso febbraio a RomaH24 da Angelo Marinelli, amministratore unico della Cam srl – la società si era vista costretta a cambiare i propri piani: “Demoliremo le strutture portanti all’interno dell’edificio per sostituirle con strutture antisismiche. Allo stato attuale, la villa è stata costruita con una serie di abusi edilizi, addirittura con mattoni forati, che negli anni ne hanno messo a rischio la stabilità. E apriremo finestre che, nel corso dei vari interventi sullo stabile, erano state murate. Il progetto è in tutte le sue parti conforme al vincolo imposto. Mibac e Soprintendenza di Roma hanno dato l’approvazione, contiamo di partire con i lavori a marzo”.

LA RIPRESA DEI LAVORI
Una previsione che, a causa della pandemia, non è stata poi rispettata: il decreto del 9 marzo marzo firmato dal presidente del consiglio dei Ministri, aveva infatti incluso le attività di ristrutturazione edili tra quelle non essenziali e sospese. Questo almeno fino al 4 maggio, quando gli interventi sono ricominciati. A confermarlo a RomaH24 è lo stesso Marinelli: “Abbiamo appena aperto il cantiere, con tutte le autorizzazioni del caso. Ve le posso elencare, sono quattro del ministero dei Beni culturali, sia dal precedente direttore Famiglietti, ora in pensione, che dal suo successore, Federica Galloni. La terza autorizzazione è quella della dottoressa Porro, soprintendente di Roma. La quarta è della funzionaria di zona della soprintendenza dei Beni monumentali, la dottoressa Barzottini“.

Ma non è tutto. Marinelli prosegue: “Successivamente, abbiamo presentato in Municipio, come da legge, la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) in alternativa al permesso a costruire (per ridurre i tempi di istruttoria e snellire la procedura, ndr) il 24 dicembre 2019. E dopo 30 giorni avremmo potuto iniziare a costruire. Tutti questi pareri – scritti e con timbri sugli elaborati – sono approvazioni di un progetto e tutto quello che faremo è conforme al volere della soprintendenza“.

Marinelli chiarisce anche la questione degli avvisi sul cantiere: “Quando si iniziano dei lavori, il cartello con tutte le specifiche è la prima cosa che si mette. I comitati hanno anche fatto un esposto al Municipio, a cui è seguita una verifica della polizia di Roma Capitale. Gli agenti che hanno fotografato la determina dei lavori. Non capiamo più la battaglia dei comitati cittadini, siamo pronti anche a tutelarci legalmente”.

Un rendering di come sarà Villa Paolina

Marinelli, dunque, chiude al dialogo con i comitati: “Lo scorso 4 febbraio, in Municipio, abbiamo avuto un confronto con i cittadini contrari al progetto. Abbiamo presentato tutti i certificati, è stato ritenuto tutto regolare e pensavamo fosse finita. Quello che scrivono oggi è assolutamente falso”.

Quali saranno adesso i prossimi step? “La facciata rimarrà la stessa, non la toccheremo – dice Marinelli -. Interverremo all’interno, costruendo una struttura antisismica con un coefficiente energetico massimo, come si fa con le costruzioni moderne. Il tutto rispettando il vincolo paesaggistico”.

Per “Italia Nostra” e “Salviamo Villa Paolina”, però, questo non basta. Le associazioni, nel comunicato, chiedono al Mibac di “annullare il provvedimento di autorizzazione rilasciato dalla soprintendenza perché priva di ogni indicazione della consistenza del Bene Monumentale, in contrasto con la declaratoria del vincolo e su un progetto di ristrutturazione edilizia “pesante” non ammessa dal Codice dei Beni Culturali sui beni vincolati”. E che alla società Cam, quindi, venga revocato il permesso a costruire.

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