11 Giugno 2018 - 14:04 . Trieste-Salario . Viabilità
#ViaLibera, un risultato a metà: i commenti dei cicloamatori sulla sperimentazione
È stata veramente #ViaLibera? Domenica 10 giugno ha preso il via la prima sperimentazione per la chiusura al traffico di alcune strade della Capitale, tutte dedicate a bici e pedoni. Il Comune ha messo a disposizione 24 km di percorsi, tra cui quello che ha sfiorato il Trieste-Salario, da viale del Policlinico fino a viale San Paolo del Brasile, dentro il cuore di Villa Borghese. Nel percorso sono state incluse anche Porta Pia e viale Regina Elena, creando un corridoio di mobilità utile per sperimentare nuovi sistemi di spostamenti sostenibili. Il risultato di questa prima domenica è contrastante, almeno secondo l’esperienza di chi ha provato a scendere in strada.
Sono in molti ha non aver avuto notizia dell’iniziativa e Manuel Massimo, blogger di bikeitalia.it, racconta un episodio esemplificativo: “A che ora passa la gara? – gli ha chiesto una signora a via Regina Elena -. Non c’è nessuna gara”, la risposta del ciclista alla anziana. “E’ una sperimentazione del Comune di Roma che ha chiuso una rete di 20 chilometri di strade ai motori e oggi questo anello si può percorrere soltanto a piedi e in bicicletta”.
Il Comune ha provveduto a pubblicizzare le chiusure attraverso i social, il proprio portale e i giornali, ma evidentemente il messaggio non è arrivato a tutti. Il risultato è stato comunque positivo, pur con qualche distinguo: “Si riproporrà una domenica al mese – spiega Alfredo Giordani, dell’associazione Vivinstrada -. È stato organizzato in poche settimane, più di così, a parità di mezzi, non si poteva fare. Era un numero zero, quelli che seguiranno saranno sicuramente migliori. Speriamo si affianchi anche un adeguato controllo dei comportamenti stradali”.
Non tutto è filato per il verso giusto. Alcuni ciclisti si sono lamentati di snodi poco sicuri all’altezza di Porta Pia e Viale del Policlinico: “I punti deboli dell’anello sono stati alcuni attraversamenti lasciati sguarniti dagli agenti”, spiega ancora Manuel Massimo -. La segnaletica di #ViaLibera è stata carente: chi non conosceva il tracciato doveva seguire le transenne ma spesso questa indicazione non era sufficiente per imboccare la strada giusta”.
La manifestazione fa parte di una progettazione che non vuole limitarsi alle domeniche sostenibili, ma porre le basi per spostamenti cittadini integrati con i servizi pubblici di trasporto. Manuel Massimo spera in un allargamento di questa sperimentazione: “Se l’amministrazione sarà in grado di recepire le istanze di mobilità nuova, implementando gli spazi per pedoni e ciclisti e riducendo le aree urbane colonizzate dai motori, allora questa prova generale si sarà dimostrata utile ed efficace. Se, viceversa, non seguiranno azioni concrete e permanenti ma solo altre chiusure domenicali, magari condite anche da convegni pieni di belle parole sulla sicurezza stradale, allora Via Libera resterà un vorrei ma non posso”.