20 Giugno 2020 - 15:11 . Trieste-Salario . Social

“Vergogna”, “uno scempio”: monta la rabbia social per il nuovo edificio di via Ticino

La demolizione del precedente edificio il 16 ottobre 2017 – il villino Naselli, una palazzina di quattro piani vicinissima alla casa in cui visse il tenore Beniamino Gigli – aveva a suo tempo scatenato la rabbia del Trieste-Salario
La demolizione del precedente edificio il 16 ottobre 2017 – il villino Naselli, una palazzina di quattro piani vicinissima alla casa in cui visse il tenore Beniamino Gigli – aveva a suo tempo scatenato la rabbia del Trieste-Salario

“Chi ha permesso questo scempio?”. A chiederselo è Fiorella Romeo, ma come lei tante altre persone che, sulla pagina Facebook di Roma H24, hanno commentato le immagini della fine dei lavori al palazzo di via Ticino 3. Una costruzione sorta sulle ceneri di una palazzina storica tipica del Coppedè. Ma le linee moderne di questo nuovo condominio residenziale extra lusso non piacciono per nulla agli abitanti del quartiere.

La palazzina ultimata

“Un pugno nello stomaco tanto è disarmonico. Chi l’ha consentito non ci dovrebbe dormire la notte”, il duro commento di Maria Luisa Marino, mentre Nunziata Monello è ancora più netta: “Vergogna a chi ha dato le concessioni”. “Completamente fuori luogo”, dice Giuliana Cerza, a cui si accoda Enzo Pedini che ricorda: “Completamente fuori dal contesto storico”.

“Ma il concetto di villino storico da dove esce fuori?”, fa notare Luca Lombardo, che mette nel mirino la scelta stilistica degli architetti e la presunta vicinanza concettuale con quello preesistente. Anna Maurizi infatti aggiunge: “Stravolgere l’armonia di tutto il quartiere è pura follia… almeno mantenete le caratteristiche precedenti”. A lei si accoda Anna Benassai: “L’evoluzione stilistica non si effettua in un quartiere come il nostro con tutti i villini stile liberty che ci sono. È semplicemente un pugno in un occhio”. “Come si fa a deturpare la magica atmosfera del Coppedè con una struttura che vedrei bene all’Eur, al massimo”, la considerazione di Francesca RomaniDaniela Angela Colamasi è ancor più sintetica: “Asimmetrico, duro e spigoloso. Bianco accecante. Senza personalità, si erge sulle altre ville con supponenza da arricchito”.

Alcuni dei commenti all’articolo sulla pagina Facebook di Roma H24

Roberta Catucci è tra le più apprezzate con il suo commento riguardo l’estetica del palazzo: “Ma che gli frega a loro dell’Armonia? Hanno sfruttato la rigenerazione urbana per generare un mostro che però venderanno a caro prezzo grazie alla magnifica vista sui villini intorno. Dovrebbero, per decenza, almeno ricoprirlo di vegetazione”. Mentre Carla Civitarese replica: “Non c’entra la disputa tra fautori del nuovo e quelli del tradizionale. La disputa è tra il bello e la mera speculazione, che non pensa affatto al bello ma soltanto al lucro”.

A intervenire anche un architetto come Francesca Cianficconi, che commenta: “Non sono contro l’innovazione anche urbanistica, ma questo trovo sia un intervento vergognoso perché non tiene minimamente conto dello stile preesistente con l’aggravante che è stato progettato da un architetto che ha rappresentato la categoria professionale per diversi anni”

La butta sull’ironia invece Savoca Rossana: “Un foruncolo sul naso di una donna bellissima”. Pochi gli estimatori, come Diego D’Amario: “Bella palazzina che purtroppo non si integra minimamente nel contesto del quartiere”. Stefano Rossi però prova a far riflettere: “Probabilmente all’epoca (1940-50) molti si saranno scandalizzati per gli edifici costruiti nelle immediate vicinanze di questo nuovo, che secondo me sono peggiori. Corsi e ricorsi…”.

Quella di Maurizio Murgia è invece una voce fuori dal coro: “Tutte polemiche inutili. Lo stile rispecchia con un’interpretazione più moderna i palazzi presenti nella via (cortina e tinta bianca, ma molto più imponenti). Ipocrisia e invidia pura da parte di tutti i detrattori. Rispetto agli stabili nelle vicinanze ci sono solo degli stupendi terrazzi panoramici. La scelta poi dei colori (e mi riferisco alla tinta scura) è dettata dal rendere più leggero l’insieme. Alcuni dettagli come i marmi interni scuri riprendono proprio lo stile dei palazzi della zona, come le cancellate, identiche, in chiave moderna a quelle del palazzo di fronte. Il palazzo ora c’è, è bello e, a breve, sarà pieno di verde. Non si può arrestare l’evoluzione stilistica. Il tempo passa, chi si ferma è vecchio“.

L’ex villino dall’interno

In generale, però, prevale la tristezza per una bella palazzina storica che non esiste più per fare spazio al nuovo. “Ho vissuto a via Levico per 50 anni, via Ticino e il pensionato delle suore erano casa. Ora evito di passare per quella via. Un obbrobrio e un insulto al gusto, al buon senso, alla storia. Dove non arrivarono i palazzinari degli anni 70 sono arrivati questi costruttori extralusso”, l’amara quanto dura considerazione di Silvia Gentili.

Mentre Maria Cristina Ugolini lancia l’allarme: “Spero che non sia l’inizio del l’abbattimento di una zona storica come già è successo in altri punti del quartiere durante le epoche dei palazzinari”.

LEGGI la news sulla fine dei lavori alla palazzina di via Ticino