28 Marzo 2019 - 12:52 . Trieste-Salario . Cronaca
Sosta selvaggia, gli autisti Atac raccontano la loro odissea nel Trieste-Salario
La sosta selvaggia è uno dei grandi nemici del traffico, a Roma come nel Trieste-Salario. E se per i pedoni la vita non è facile, altrettanto si può dire per i conducenti dei mezzi pubblici. Appena pochi giorni fa diversi automobilisti in tutta Roma sono stati denunciati per interruzione di pubblico servizio, in quanto hanno lasciato le proprie auto in maniera tale da bloccare le corse degli autobus.
Ma quali sono i punti più problematici nel quartiere? Secondo i conducenti i possibili intoppi sono ovunque, ma poi ci sono luoghi più problematici. Si va da piazza di Santa Costanza a piazza Istria e piazza Dalmazia, passando per largo Somalia a via Asmara e via Tripoli.
“Quando esco dal deposito, mi sembra di tuffarmi in mare aperto, dove tutto può succedere – spiega un autista Atac al capolinea di piazza Annibaliano che preferisce rimanere anonimo -. In caso d’incidente, per l’azienda siamo noi i responsabili. Stando al codice della strada, quando troviamo le macchine parcheggiate alla fermata del bus, dovremmo proseguire, ma poi per quieto vivere ci fermiamo e facciamo scendere le persone. Tuttavia, se accade qualcosa ai passeggeri al momento della discesa o della salita, noi conducenti rischiamo grosso, dalle sanzioni ai processi”.
Un altro conducente spiega che, spesso, vengono anche aiutati dai pedoni: “Quando troviamo macchine in sosta vietata lungo il percorso, alcuni ci aiutano a fare manovra. Siamo i primi a metterci nei panni dei passeggeri, che spesso viaggiano su mezzi vecchi e rumorosi. Per esempio, conduco un bus che ha diciannove anni, mentre in Germania l’età media del parco dei mezzi è di otto anni”.
Alle difficoltà del traffico, poi, se ne aggiungono altre: “La rabbia dei passeggeri spesso si riversa su di noi – racconta un altro autista -. A volte riceviamo minacce per i ritardi che si accumulano lungo il percorso, anche quando troviamo auto in sosta selvaggia. Al ritorno a casa siamo esausti”. Ma adesso sperano che qualcosa possa davvero cambiare.