29 Marzo 2020 - 9:43 . Trieste-Salario . Personaggi
Smartworking e aspirapolvere: i giorni del Coronavirus nel racconto di Ciccaglioni
“Come sto? Come tutti gli italiani”. La voce di Marcello Ciccaglioni riflette quella della stragrande maggioranza di noi. Il tono è basso, come l’umore. Marcello è uno dei volti più noti del Trieste-Salario. Non è un libraio del quartiere. È il libraio: ha iniziato con la libreria Eritrea, ha fondato la Arion e ora possiede la “Eli” in viale Somalia. “Quando ho saputo che per le disposizioni governative tese al contenimento del Coronavirus dovevo temporaneamente sospendere l’attività, la mia vita è cambiata di colpo. Ora comunque devo stare attento alla mia salute. Sono anziano, ho 73 anni. Devo stare a casa”.
E per un iperattivo come Ciccaglioni, stare a casa non deve essere facile.
“Invece di lavorare in libreria, lo faccio da remoto. Sto imparando anche a svolgere tante faccende domestiche di cui prima ignoravo l’esistenza. Andavo via di casa al mattino presto e tornavo la notte. Chi aveva tempo? Pensi, adesso la sera mi metto accanto a mia moglie Elisabetta per imparare a fare gli spaghetti. E poi so far partire la lavastoviglie e passo l’aspirapolvere”.
Cambia la vita di Ciccaglioni, ma non sarà cambiata proprio l’Italia?
“Nulla sarà più come prima. Dovremo modificare tante nostre abitudini, a partire dall’impostazione del nostro lavoro. Molti continueranno a farlo da casa. Grazie allo smartworking guadagneremo tempo e ne trarrà giovamento l’ambiente. Le nostre città respireranno di più. Dovremo però anche capire come fare a ripartire, dove trovare le risorse per farlo. Perché le nostre attività sono ferme”.
Ha provato a fare una prima stima del danno economico per la libreria?
“Ancora no. Ma parliamo di cifre molto importanti. Dovremo approfittare di questo periodo di quarantena per imparare a sfruttare maggiormente il digitale. Io per primo dovrò essere più tecnologico. Dovremo saperci rinnovare e trovare sempre nuove soluzioni, come stiamo facendo adesso alla Eli”.
Di che si tratta?
“Tu ordini un libro e in 48 ore ti arriva a casa tramite un corriere Amazon. Con il pieno rispetto di tutte le misure di sicurezza, naturalmente. Così ci sentiamo vivi. Dobbiamo cercare di non disperdere il patrimonio di questi ultimi due anni”.
Un patrimonio finanziario?
“No, di umanità. Un patrimonio di personaggi e di eventi: dalla scrittura creativa al corso di lettura ad alta voce. Tre, quattrocento persone che ogni giorno venivano nella mia libreria da tutta Roma. Che non era una libreria classica, tradizionale. Cercavamo di innovare. Proponevamo noi i titoli, cenavamo con gli autori, e chi aderiva ai nostri eventi riceveva dei buoni libro da spendere alla Eli”.
Com’è ora la giornata tipo di Marcello Ciccaglioni?
“Mi alzo tra le 7 e le 8, faccio colazione, compro i giornali e torno subito a casa. Al telefono o al computer faccio il punto con Tonia e Diego (i suoi collaboratori alla libreria Eli, ndr). Una volta avviato il lavoro, nel pomeriggio leggo e ogni tanto mi affaccio su Facebook. Senza esagerare, però. Alle 20 accendo la tv e seguo il tg di Mentana. Se poi c’è un film interessante, resto sveglio fino a mezzanotte”.
Ci dice tre titoli che dovremmo assolutamente leggere in questi giorni di quarantena?
“Il cuore e la spada – Storia politica e romantica dell’Italia unita”, di Bruno Vespa. È edito da Mondadori. Poi, “Gli uomini che fecero l’Italia” (Longanesi editore, ndr). Non è un testo recente, lo scrisse l’ex presidente del Senato, Giovanni Spadolini. E il terzo è “Bastava chiedere – 10 storie di femminismo quotidiano” di Emma Clit (Editori Laterza, ndr). Ci fa ragionare sui rapporti quotidiani. Nella sua introduzione, la scrittrice e blogger Michela Murgia domanda: “Hai mai riflettuto sul delicato equilibrio che cerchi di mantenere rispondendo a un commento inopportuno per evitare di essere definita ‘isterica’?”. Ecco, mi piacerebbe che questa quarantena ci consentisse di riflettere, di approfondire il tema dei rapporti familiari. Perché se non hai affetti molto solidi, vivere gomito a gomito in spazi stretti – tutti i giorni – non è facile. Come si può coesistere? Questo libro è un invito alla comprensione reciproca, ripensando alle nostre relazioni quotidiane”.
Due libri su tre sono sul nostro Paese. Ciccaglioni, questo dramma ci ha reso più italiani?
“Tante persone in questi giorni difficili mi stanno chiamando. Hanno voglia di conversare, di stare insieme. Gli italiani stanno dando prova di essere un popolo civile. Ma soprattutto, un popolo unito”.
LEGGI i giorni del Coronavirus nel racconto di Cinzia Romoli