23 Luglio 2018 - 13:08 . Trieste-Salario . Cronaca
Serpico, da poliziotto a simbolo di un’epoca. L’intervista alla moglie Carmina
Francesco Evangelista, per tutti Serpico, era il poliziotto di quartiere del Trieste-Salario. Una figura mitica per gli abitanti del quartiere, che lo hanno ribattezzato pensando al personaggio dell’omonimo film del 1973, interpretato da Al Pacino. Un coraggio sconfinato e un grande senso del dovere e dello Stato, che lo hanno portato a servire nella polizia di Stato fin dal 1962. La sua impresa più famosa risale al 1975 quando, ancora convalescente dopo essere caduto da un palazzo, spinto da due topi da appartamento che stava inseguendo, riuscì a sventare una rapina in banca. Ancora con il busto addosso bloccò un rapinatore, disarmandolo e arrestandolo. La sua morte è uno di quegli episodi che lasciano il segno per sempre. Il 28 maggio del 1980, mentre era di pattuglia di fronte al liceo classico Giulio Cesare, in Corso Trieste, quattro giovani tra i 17 e i 20 anni aggredirono lui e due suoi colleghi, l’appuntato Antonio Manfreda e la guardia Giovanni Lorefice. Erano Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Giorgio Vale e Luigi Ciavardini, membri dei Nar, i Nuclei armati rivoluzionari, gruppo di estrema destra che sarà ritenuto responsabile anche della Strage di Bologna. Serpico, colpito da sette pallottole, rimase ucciso.
In una intervista esclusiva rilasciata a RomaH24, Carmina Ghizzoni, la vedova di Serpico, racconta chi era suo marito anche fuori dal terrore di quegli anni. Marito e padre affettuoso, il volto inedito di un eroe che ha segnato un’epoca per il quartiere e per l’intera città.
LEGGI l’intervista alla vedova di Serpico (a cura di Daniele Galli e Sara Fabrizi)
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