9 Luglio 2018 - 12:44 . Trieste-Salario . Cronaca
Saldi a metà. La domenica deserta del Trieste-Salario non aiuta le vendite
In questa calda seconda domenica di luglio il quartiere si è svuotato. Finestre chiuse e serrande abbassate. Solo i rumori della città, ieri meno assordanti rispetto ai giorni lavorativi, accompagnano il frinire dei grilli. Eppure qualcuno è rimasto nella capitale. E quei pochi che non sono “fuggiti” fuori porta ne approfittano per fare le commissioni e gli acquisti a cui non possono dedicarsi durante la settimana, approfittando dei primi giorni del saldi.
“Nei primi due giorni ho notato più movimento rispetto allo scorso anno – racconta a RomaH24 Fabrizio Funaro, titolare di un negozio di biancheria per la casa che si trova a largo Somalia – anche se i saldi estivi sono sempre meno redditizi di quelli invernali”. Secondo Funaro l’aumento degli acquisti in periodo di saldi è dovuto al fatto che ormai le persone comprano di meno a prezzo intero. Ma il commerciante si ritiene soddisfatto per questi primi due giorni di saldi. “Nonostante questo quartiere tenda a svuotarsi durante i fine settimana estivi, oggi c’era gente in giro”, racconta Funaro.
Concorda Giulio Anticoli, presidente delle botteghe storiche di Roma e di Assomalia, l’associazione di commercianti di viale Somalia. “Sabato e domenica c’è stato movimento – dice – oggi pomeriggio è un po’ più lento”. Più affluenza rispetto agli altri anni, sì. Ma un abbassamento nel prezzo medio degli scontrini. “C’è una maggiore ricerca degli ‘affari d’oro’, e questo diminuisce un po’ lo scontrino medio”.
Un grande problema del Trieste-Salario? “Molti negozi la domenica rimangono chiusi – lamenta Fabrizio Funaro – e questo diminuisce di molto l’affluenza. È normale che la gente perda la voglia di passeggiare in una via in cui c’è un negozio aperto su cinque”.
Anche Giulio Anticoli pensa che, almeno alcune domeniche, i negozi dovrebbero rimanere aperti. Come la prima domenica di saldi estivi. “Ma sono d’accordo con il riposo settimanale – aggiunge – credo sia necessario. Le botteghe private non possono offrire un servizio h24”. Per Anticoli, invece, il problema principale per i commercianti del quartiere è la mancanza di controlli che assicurino la regolare osservanza delle leggi. “Qui i saldi sono iniziati illecitamente da mesi – spiega – e in questo modo chi è più furbo è avvantaggiato rispetto a chi segue le regole”.
Il crescente movimento tra le vie del quartiere, comunque, fa ben sperare i commercianti. Consapevole che per competere con i grandi centri commerciali le botteghe storiche devono offrire qualcosa che non si può trovare altrove, Anticoli vuole “ricreare quell’attrattiva territoriale che oggi è venuta a mancare”. E per farlo, i turnover dei negozi dovrebbero essere più lenti. “La Camera di Commercio oggi ci dice che un negozio dura in media un anno e sette mesi. E questo – sottolinea – comporta la rottura del tessuto di familiarità, caratteristico dei quartieri romani fino a qualche tempo fa”.