26 Agosto 2020 - 16:06 . Trieste-Salario . Cronaca
Quella tenda lungo la bike lane: “Io, Boris, così ho perso tutto”
Lungo il confine tra i visibili e gli invisibili del nostro quartiere corre una linea. E non è una bike lane. A ridosso delle Mura Aureliane decine di clochard trovano riparo ogni giorno. Da viale Pretoriano a corso d’Italia fino a Villa Borghese. C’è chi lo fa dormendo semplicemente su giacigli di giornali e chi, come l’ex muratore Boris, ha messo su una tenda.
Accade ad alcune centinaia di metri dalla statua del Bersagliere. Paradosso di un’area che da un lato evolve grazie alla realizzazione di una nuova pista per le due ruote, dall’altra porta le cicatrici di un’umanità ferita e confusa.
“Sono arrivato qui tre anni fa”, dice. Ha attrezzato questo spazio come una piccola casa. Boris, classe 1955, è un ex muratore che a un certo punto della sua vita ha perso il lavoro e la casa ed è finito in strada. Come accade a molti. La sua metamorfosi non l’ha portato a incattivirsi, anche se due anni fa fu pestato da un uomo che poi finì in galera. Ogni giorno aiuta come può gli altri senza tetto come Max che vivono in uno sottoscala non lontano. “La polizia locale mi conosce, passano spesso a chiedermi come sto. E poi ci sono gli amici di Sant’Egidio che passano ogni mercoledì sera per portarmi la cena e un saluto. Anche al tempo del lockdown”, dice.
Da tre anni Boris si augura che Roma Capitale possa assegnargli una casa popolare, ma la realtà è ancora quella dura della strada. Ama pregare e sopra il suo materasso, accanto a un orologio, c’è un piccolo crocifisso con un fiore finto rosso. E poi una fila di luminarie natalizie, per dare l’idea che la festa può essere anche qui, non solo nelle case. A qualche centinaio di metri intanto l’Accademia di Francia ristruttura 400 metri di Mura Aureliane, un progetto che prenderà quattro anni. Boris spera per allora di aver trovato una sistemazione migliore.