28 Febbraio 2021 - 11:30 . Trieste-Salario . Personaggi

Pierluca Sforza, l’uomo che ha trasformato il Lux in una caffetteria

Pierluca Sforza, il gestore e uno dei soci del cinema Lux di via Massaciuccoli
Pierluca Sforza, il gestore e uno dei soci del cinema Lux di via Massaciuccoli

Resilienza. È una delle doti di Pierluca Sforza, 48 anni e un’esperienza pluridecennale nel campo dell’entertainment. Se il suo nome non vi dice niente, provate a digitarlo su Google in accoppiamento con il Lux. Pierluca gestisce il celebre multisala di via Massaciuccoli, così come tutti quelli del circuito “Cinema di Roma”. Pierluca è l’uomo che ha saputo reiventare il cinema per antonomasia del Trieste-Salario, trasformandolo in una caffetteria. In un polo di aggregazione per il nostro quartiere.

Ma chi è davvero Pierluca Sforza? Cominciamo con il dire che, nonostante abiti vicino a due passi dalla Farnesina, il Trieste-Salario è casa sua. “Sono arrivato qui che avevo 18 anni – racconta a RomaH24 -. Ho iniziato l’università e lavoravo alla discoteca Joy, fondata da Luca Pavoni, che sorgeva dove è oggi la sala 1 del cinema. Era un ritrovo importante per i giovani non solo del quartiere, ma di tutta la Capitale. È stato un periodo molto bello”.

Il Lux oggi, ai tempi del Covid. L’atrio si è trasformato in bar e punto di ritrovo per chi ha bisogno di uno spazio per studiare, lavorare o vedere un amico davanti a un cappuccino

Prosegue Sforza: “Pavoni era il re della vita notturna romana, gestiva diversi locali in città e ha fatto diventare il Joy un locale di tendenza. Io facevo un po’ di tutto, stavo alla cassa ma mi occupavo spesso anche del guardaroba o i cocktail al bar. Ho iniziato per caso, per mantenermi gli studi. E poi la vita ha voluto che quel primo impiego diventasse poi per me quello definitivo. Perché questo locale è diventato veramente la mia vita”.

Sotto si ballava. Ma sopra c’è sempre stato un cinema: “Al piano terra si proiettavano i film fino alle fine degli anni ’70. All’epoca si chiamava cinema Alcyone. Era famoso anche perché la struttura era stata disegnata dall’architetto Morandi (il “padre” del ponte di Genova, crollato nell’agosto del 2018, ndr). Era però in disuso da parecchio tempo, tanto che nelle sale si trovavano delle vecchie pellicole impolverate”.

Ma come nasce il Multisala Lux? “Lo acquistò il genovese Michele Franceschelli, ex direttore di Rete 4. Mi contattò subito. Lavorando al Joy, io infatti conoscevo la struttura. Dalle sette sale iniziali, il Lux è arrivato alle dieci attuali, grazie agli attuali proprietari Leandro Pesci (presidente Anec Lazio, ndr) e Mario Fiorito“.

I disegni dei bambini lasciati all’entrata del cinema Lux

Oggi, il Trieste-Salario è davvero una seconda casa per Pierluca. “È un quartiere meraviglioso. Negli anni è cresciuto tanto, sia per i servizi che offre, sia per offerta commerciale. All’inizio lo frequentavo molto la sera e quasi non facevo caso alla sua bellezza. Crescendo, ho cominciato ad apprezzarlo a tutte le ore. Si è rinnovato molto e devo dire che ci verrei a vivere volentieri”.

La pandemia ha rivoluzionato la vita degli italiani. E ha costretto Pierluca a rivoluzionare anche quella del Lux: “Tutto quello che è accaduto dal 10 marzo 2020, primo giorno di lockdown totale, è qualcosa di impensabile. Qualcosa di apocalittico. Se mi avessero detto un anno fa che avremmo trasformato il cinema in un bar, mi sarei fatto una bella risata. Invece ci siamo reinventati, perché la situazione lo richiede. Per non piangerci addosso. Per presidiare il territorio. E per far vedere che ci teniamo a restare un luogo di socializzazione. Tanti clienti del cinema, ora, passano comunque qui a prendersi da bere, o semplicemente per fare due chiacchiere. Proprio come prima. Non si ritrovano davanti a uno schermo ma davanti a una tazzina di caffè. I ragazzi poi, tra i più penalizzati con la chiusura delle scuole, spesso vengono qui per seguire le lezioni e noi mettiamo loro a disposizione i nostri spazi. In tutta sicurezza. È anche un modo per infondere la speranza che tutto tornerà come prima. Con l’auspicio che si torni presto al cinema a godersi dei bei film”. E il bar? “Resterà”, promette Sforza.

C’è qualcosa che lo ha commosso parecchio. “Oltre alle testimonianze d’affetto dei nostri frequentatori storici – dice -, ho ricevuto tanti disegni da parte di bambini che venivano qui, con i quali ci chiedevano quando riaprite il cinema?, oppure ho voglia di popcorn‘. Questo ci fa capire quanto manchi un posto come il cinema nella vita di tutti i giorni. Al Trieste-Salario. A Roma. Agli italiani. E io voglio rimanere positivo. Un giorno, molto presto, torneremo in sala”.

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