16 Aprile 2020 - 9:47 . Vescovio . Cronaca

Piazza Vescovio, il titolare di un ristorante siciliano: “La crisi ci distrugge”

“I miei dipendenti sono come figli, ma questa crisi ci sta distruggendo. Se il governo non aiuta il settore gastronomico, andremo tutti a carte quarantotto”. Massimo Inches, 69 anni, amministratore de Il Siciliano di piazza Vescovio 19 è spaventato. Dopo anni di duro lavoro, è riuscito, nel 2018, a realizzare il suo sogno. Quale? Creare, insieme a suo figlio Alessio, un ristorante siciliano a conduzione familiare. Ora però la crisi economica e la pandemia rischiano di rovinare tutto.

Massimo Inches

“Appena è scoppiata l’emergenza Covid- 19 i miei dipendenti mi hanno detto che sarebbero rimasti anche se non pagati per darmi una mano – racconta Inches a Roma H24 -. Io e mio figlio ci siamo commossi. Questa è una famiglia”.

Bar. Pasticceria. Ristorante. Pizzeria. Il Siciliano segue in tutto e per tutto la tradizione gastronomica messinese: “Non vi azzardate a chiedere piatti catanesi! – scherza Inches rimarcando la rivalità culinaria tra Messina e Catania – Qui proponiamo le ricette che hanno reso grande la cucina di Messina”.

Alessio Inches

Camerieri. Cuochi. Aiuto cuoco. Lavapiatti. Su venti dipendenti, solo tre stanno lavorando ancora a Il Siciliano per offrire ai residenti il servizio a domicilio: “Non siamo solo un ristorante, ma anche un bar pasticceria. Per usufruire dei nostri prodotti tipici siciliani chiamate il numero 3335448740. Le consegne si svolgono nella fascia oraria 18/22”. Le consegne in questi giorni però non sono molte: “Ne facciamo quattro o cinque a sera ma non bastano. Qui l’affitto da pagare è alto e senza entrate come possiamo fare?, si chiede preoccupato Inches.

Per l’amministratore de Il Siciliano, il governo doveva fare di più per il settore gastrononico durante l’emergenza: “I ristoranti in Italia sono una cosa seria, garantiscono grandi entrate a tutto il Paese – sbotta Inches –. Non posso definire il decreto Cura Italia un aiuto serio. Per fortuna noi ci siamo mossi per tempo, presentando subito le pratiche all’Inps per la cassa integrazione ai nostri dipendenti. Quando si riaprirà, poi, si dovrà chiudere alle 18 come tutti, e il grosso delle nostre entrate viene dalle cene. Non sappiamo davvero cosa fare e sono in molti nelle nostre stesse condizioni”.