28 Febbraio 2019 - 15:37 . Trieste-Salario . Cronaca

Ossa di via Po, Pietro Orlandi a RomaH24: “Perché l’indagine non mi convince”

Pietro Orlandi
Pietro Orlandi

“Ancora una volta, dopo 35 anni, un’indagine su mia sorella si chiude in maniera ambigua, portandosi dietro uno strascico lunghissimo di dubbi“. Commenta così, a RomaH24, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela (la giovane cittadina vaticana scomparsa in circostanze misteriose il 22 giugno 1983), la richiesta della procura di Roma di archiviare il caso delle ossa rinvenute, lo scorso ottobre, nella sede della Nunziatura Apostolica in via Po. Un caso che, quasi immediatamente, venne ricollegato proprio alla giovane e a Mirella Gregori, anche lei scomparsa in circostanze altrettanto misteriose lo stesso anno.

“Quello che mi lascia sorpreso – spiega Orlandi – è come, con tanta facilità, in un primo momento i medici legali abbiano affermato che si trattava di ossa giovani e, addirittura, ben conservate, per poi stabilire che invece sono di un uomo morto tra il 90 e il 230 dopo Cristo“. Messa così sembra dubitare dell’esito degli esami: “Credo a quanto dichiarato, per quanto i laboratori di Caserta che hanno effettuato gli esami siano specializzati nell’analisi di ossa recenti. In questi tre mesi, però, sono avvenute troppe cose che hanno contribuito a rendere la vicenda ancora più misteriosa. Tanto per fare un esempio, è possibile che reperti così datati possano trovarsi a soli 30 centimetri dalle mattonelle sotto le quali sono stati rinvenuti? E poi perché, fin dall’inizio, si è parlato con tanta sicurezza del bacino di una donna perfettamente riconoscibile e oggi leggiamo di ossa vecchie di millenni? Sono così simili? Io credo di no”.

Ma c’è stato un momento in cui, in famiglia, avete pensato, anche solo per un attimo, che potesse trattarsi di Emanuela? “Per come era uscita fuori la notizia ho pensato che potesse essere vero – confessa Orlandi – ma allo stesso tempo mi faceva male l’idea che mia sorella fosse lì sotto”. Tuttavia, se si fosse trattato di lei, visto anche il luogo del ritrovamento, di colpo si sarebbe fatta luce su un mistero che, invece, continua a infittirsi sempre di più: “Assolutamente sì, le eventuali ossa di Emanuela all’interno di una struttura vaticana avrebbero dato risposta a mille dubbi e domande”.

Cosa succederà adesso lo spiega lo stesso Orlandi: “Finché non avrò la certezza della morte di Emanuela, è mio dovere continuare a cercarla viva, nonostante la totale assenza del Vaticano e il silenzio assordante, per non dire omertà, che circonda questa vicenda”.

LEGGI lo speciale sui misteri del Trieste-Salario (a cura di Emiliano Magistri)

LEGGI l’intervista a Pietro Orlandi (a cura di Daniele Galli)