19 Maggio 2018 - 12:11 . Salario . Cronaca

Omicidio D’Antona: il giorno del ricordo. Oggi la commemorazione

Si è da poco conclusa la cerimonia di commemorazione di Massimo D’Antona, il giuslavorista ucciso in via Salaria da un agguato delle Nuove Brigate Rosse il 20 maggio 1999. Oltre alla vedova, Olga D’Antona, sono state diverse le autorità intervenute. Dalla segretaria della Cgil, Susanna Camusso, al Capo della polizia, Franco Gabrielli, in via Salaria si sono uniti anche l’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, il ministro per la Coesione territoriale e Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, la vice presidente della Camera, Mara Carfagna, e il presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito. Assente, il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

Il primo a prendere la parola è stato il ministro De Vincenti, all’epoca dell’omicidio  consigliere economico insieme a Massimo D’Antona. Iniziando il suo discorso, infatti, ha dichiarato “sarebbe stato bello se al mio posto ci fosse stato lui”. “Massimo D’Antona fa parte di un percorso, fa parte della memoria e delle ferite della nostra democrazia – ha proseguito il ministro – oggi è un momento difficile e tutti noi abbiamo il dovere di essere in contatto con gli italiani, capire le esigenze e trovare le soluzioni”.

“Un cenacolo di disperati”, così il Capo della polizia, il Prefetto Franco Gabrielli, ha definito il manipolo di brigatisti che, il 20 maggio 1999, uccise D’Antona: “Capimmo subito, prima ancora della rivendicazione, che c’era qualcuno che pensava che la stagione del terrorismo non fosse finito”. “La fragilità del nostro Paese – prosegue Gabrielli – ci portò a capire la grandezza di D’Antona solo dopo la sua morte”.

“Massimo era un riformista – così ha esordito nel suo discorso Susanna Camusso – a lui dobbiamo il ragionamento che portò alla legge che certifica la presenza della rappresentanza sindacale sul lavoro. Agire per la difesa dei diritti dei cittadini non era un costo da tagliare, ma un fondamento da cui partire. Il riformismo di Massimo – conclude Camusso – era sapere da che parte stare”.

 

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