13 Aprile 2020 - 8:37 . Africano . Cronaca

“Insultata per aver chiesto di saltare la fila”. Il racconto di una dottoressa dell’Umberto I

Il Policlinico Umberto I
Il Policlinico Umberto I

Un medico avrebbe chiesto di saltare la fila in un macellaio del Trieste-Salario, ma sarebbe stata aggredita verbalmente dalla gente in coda. La polemica scoppia nel nostro quartiere sabato 11, alla vigilia di Pasqua. Ma fa subito il giro del Paese, perché a rilanciarla su Facebook è l’influencer Selvaggia Lucarelli.

Giulia Montazzoli, una dottoressa che dice di lavorare nel reparto Covid-19 dell’Umberto I, si sfoga così sull’account Instagram della Lucarelli: “Avevo chiesto di saltare la fila dal macellaio e sono stata aggredita verbalmente”. L’esercizio in questione è “Toro Scatenato”, in via Adua, zona Africano.

Accusa Montazzoli: “Volevo comprare della carne per il giorno di Pasquetta e ho chiesto gentilmente di poter superare la lunga fila, sia perché ero davvero provata fisicamente, ma anche e soprattutto per evitare di stare troppo tempo a contatto con le molte persone presenti”.

Il lungo post pubblicato sull’account della Lucarelli

Una richiesta – questa – che non sarebbe piaciuta ai clienti della macelleria, stando sempre a quanto riporta la dottoressa: “Mi hanno aggredita verbalmente con parole che non sto nemmeno qui a specificare e molte altre persone sono rimaste in silenzio. Ci chiamano eroi, ci fanno gli applausi e poi non sanno nemmeno rinunciare a cinque minuti del loro tempo da regalare a chi è stremato da turni massacranti e rischia ogni giorno la propria incolumità per aiutare il prossimo. Sono davvero delusa e anche arrabbiata”.

Lucarelli riporta le parole del medico su Facebook e una valanga di commenti solidali sommergono la dottoressa. Tanto che la macelleria “Toro Scatenato” si sentirà in dovere di fare, qualche ora dopo, un post su Facebook: “Alla luce delle segnalazioni, e ignari di quanto accade, ci sembra doveroso rispondere, anche se crediamo che non rientri nelle nostre competenze insegnare l’educazione ai clienti, psicoanalizzarli, o chissà cos’altro. Lavoriamo sodo (soprattutto con piacere e onore) per offrirvi un servizio all’altezza delle vostre aspettative, nonostante il periodo, e non per insegnare un senso civico alle persone. Se qualcuno si è sentito offeso, per una qualsiasi nostra negligenza professionale e/o morale, chiediamo pubblicamente scusa, per il resto tutto lo staff continuerà a lavorare e a fare del bene (in silenzio)”.

Caso chiuso? Forse. La risposta della stessa macelleria a una critica sulla propria pagina Facebook lascia intuire che al puzzle manca qualche tassello. “Secondo me – queste sono le parole del titolare – un medico non può dire di esserlo: deve mostrare il tesserino, come sui vetri delle auto. Altrimenti è normale che la gente in fila si scaldi”. Un equivoco. Un cortocircuito nella comunicazione tra persone in fila. Ecco come dovrebbe essere andata realmente questa storia.