1 Giugno 2019 - 13:00 . Trieste-Salario . Social

Il quartiere mantiene vivo il ricordo di Serpico. Ecco le testimonianze degli abitanti

Il 28 maggio del 1980 se ne andava, da eroe, Francesco Evangelista, poliziotto del quartiere che per tutti era – ed è – Serpico.

Quel giorno, mentre era di pattuglia di fronte al liceo classico Giulio Cesare, a corso Trieste, quattro membri dei Nar, i Nuclei armati rivoluzionari, gruppo di estrema destra che sarà ritenuto responsabile anche della Strage di Bologna, aggredirono lui e due suoi colleghi. Serpico, colpito da sette pallottole, rimase ucciso.

Ma Francesco continua a vivere. Nei ricordi di sua moglie, Carmina Ghizzoni, e degli abitanti del Trieste-Salario. Lo dimostrano le tantissime testimonianze, affidate alla pagina Facebook di RomaH24, di quel tragico giorno, che il quartiere non dimentica. Mai.

“Ricordo molto bene quando gli opposti schieramenti si fronteggiavano a corso Trieste, gli uni sulle aiuole centrali e gli altri sul marciapiede – scrive Franco Milito -. Ricordo Antonio (l’appuntato Manfreda, ndr) che passava da uno schieramento all’altro e con una battuta, uno schiaffo, uno strattone e un rimbrotto spesso riusciva a stemperare la tensione, al punto che a volte bastava quello per fare andare tutti a casa. Era il fratello maggiore di tutti noi, ci conosceva tutti e tutti gli volevamo bene, come ne volevamo a Serpico. Non potrò mai dimenticare quella mattina, io mi ero già diplomato ma l’affetto e il rispetto per quei due grandi uomini era sempre presente”.

Letizia Viola dedica un altro pensiero a Manfreda: “Era l’angelo custode di noi studenti, conosceva tutti i nostri nomi. Un grosso abbraccio a suo figlio Gianni“.

“Ero li, quella mattina – dice Alfredo Iacoboni -. Quinto ginnasio al Giulio Cesare, ero appena sceso dalla macchina di mio padre. Vidi entrambi i poliziotti con la testa rivolta verso l`alto, seduti in macchina, mi pare una Fiat 128. Fui in un certo senso protetto dall’orrore della scena perché non capii assolutamente cosa fosse successo. Poi capii, ricollegai. Non lo dimenticherò mai”.

Anche Francesca Piro racconta la sua testimonianza: “Io ricordo che qualche giorno dopo mia sorella e io facemmo la prima comunione. Di ritorno dal pranzo con i parenti, mio padre fermò la macchina a piazza Trasimeno e lasciammo i fiori della nostra festa lì nel punto dove era stato ucciso Serpico, segnato ancora dallo spray sul marciapiede e da una scritta con il suo nome”.

Nella mente di Murasaki Shiroi quel 28 maggio è impresso come fosse ieri: “Quella mattina ero a piazza Trento e stavo andando verso scuola quando ci fu l’attentato, si sentivano grida, vidi il sangue in terra… abbiamo vissuto tutti gli anni delle medie e del liceo tra agguati e sprangate con un camion blindato della polizia sempre nella piazzola dove venne ucciso Serpico. Ora sarebbe impensabile vivere così…”.

Il quartiere non dimentica il coraggio di un uomo. Di un eroe. Di Francesco Evangelista. Per tutti Serpico.

LEGGI l’intervista alla vedova di Serpico (a cura di Daniele Galli e Sara Fabrizi)

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