3 Febbraio 2021 - 16:02 . Trieste-Salario . Cultura
Il Macro di via Nizza riapre al pubblico (con otto sezioni visitabili)
Otto mostre, otto progetti espositivi, otto rubriche di un’unica rivista. Riapre le sue porte al pubblico il Macro, Museo dell’immaginazione preventiva trasformato dal nuovo direttore artistico, Luca Lo Pinto, che finalmente dopo un anno dalla sua presentazione può entrare nel vivo del suo programma, appena assaggiato dai visitatori con la mostra “Editoriale” esposta dal 17 luglio al 27 settembre 2020, ma inizialmente in programma il 24 aprile, data spazzata via dal Covid-19 che ha imposto la chiusura di tutti i musei.
La struttura di via Nizza progettata da Odile Decq torna visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 21, gratuitamente e su prenotazione. La prima delle otto sezioni è Solo/Multi che presenta la prima mostra personale di Nathalie Du Pasquier. Intitolata Campo di Marte, l’esposizione contiene circa cento opere realizzate dall’artista dagli anni Ottanta a oggi. Un colpo d’occhio di colori confonde la singolarità delle opere, spesso accostate una all’altra e spesso sul confine tra arte e decorazione.
Sempre al piano terra si incontra Retrofuturo, il progetto cardine di Lo Pinto che intende ripensare la collezione del museo come “punto di partenza di una collezione in fieri dedicata alle nuove generazioni”. Al tempo anche criticato per la sua volontà di lasciare nei magazzini le opere del Macro, Lo Pinto da oggi può mostrare uno spazio che verrà sempre più riempito da nuove opere – alcune date al museo in comodato d’uso. Alla fine del progetto, i lavori sovrapposti e accostati l’uno all’altro restituiranno una riflessione sul ruolo di una collezione pubblica d’arte contemporanea.
Al primo piano, invece, Wolfgang Stoerchle anima la sezione Aritmici. È l’artista punto di riferimento della scena californiana degli anni Settanta (poi scomparso prematuramente) a raccontare in una sala lo spirito del macro, dove ogni progetto è attraversato dalla dialettica tra realtà e rappresentazione, dal gioco tra opera d’arte e finzione.
Simone Carella è invece il protagonista di Polifonia, sezione di monografie sperimentali che seguono i metodi dell’improvvisazione musicale. Nella mostra “Io poeto tu” raccoglie opere create appositamente da Anna Franceschini, Ra di Martino ed Emiliano Maggi, accostate da testimonianze e materiali di archivio reinterpretati in forma di video da Vega.
E poi la sezione In-design, dove il graphic designer Boy Vereecken invita a lavorare sulla tridimensionalità, portando in mostra i soggetti originali di alcuni suoi progetti. Alle opere d’arte non ancora compiute o in fieri è dedicata Palestra, sezione che ospita la mostra Caresse, in continui cambiamenti allestitivi, mentre sulla rivista Playmen si concentra la prima edizione di Studio bibliografico, spazio del Macro focalizzato sull’universo editoriale. Infine, il Museo dell’immaginazione preventiva regala anche “Musica da camera”, dove in mostra questa volta non è l’universo visivo, ma sonoro.