2 Aprile 2020 - 18:10 . Trieste-Salario . Personaggi

Frittini, computer e “concerti”: i giorni del Covid-19 nel racconto di Cristiano Zileri

Cristiano Zileri che suona una piccola tastiera dentro casa
Cristiano Zileri che suona una piccola tastiera dentro casa

VIDEO. Cristiano Zileri suona la pianola

“In questi giorni sono un po’ confuso. In primis per l’angoscia. L’angoscia per chi sta male e per la paura di stare male io. E poi per gli impegni. Ci sono tanti anziani soli nel Trieste-Salario. Ci hanno chiesto di portare loro pranzo e cena a casa. Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dovevamo farlo. Dovevamo farlo per loro. Così adesso lavoriamo sette giorni su sette”.

Da quando il papà Renato non c’è più, e quindi dal primo ottobre 2018, la responsabilità dei “Limoncini” – uno dei ristoranti più rinomati del quartiere – è tutta sulle spalle di Cristiano Zileri. Che naturalmente non si fa intervistare in via del Giuba 12, dove il ristorante si trova: Cristiano lavora e parla da casa. Così fan tutti, al tempo del Covid-19.

Zileri, lei peraltro lavora per due. Ha anche un’agenzia di viaggi in via Viterbo. Non devono essere giorni facili.

“Anche prima non era facile barcamenarsi, ma bene o male era un modello di vita che si ripeteva. Riuscivo persino a ricavarmi un po’ di tempo libero per concedermi qualche svago. Al ristorante capitavano anche delle serate gradevoli. Ora facciamo consegne a domicilio e la notte giriamo solo noi e la polizia. Il locale si è trasformato in una cucina che confeziona cibo, rispettando tutte le norme igienico-sanitarie”.

Che misure adottate?

“Quelle sul confezionamento dei pacchi, per esempio. Vanno igienizzati, così da essere sicuri che non si corrano rischi di contagio. Devono essere impacchettati ermeticamente e puliti con acqua e alcol. Il pacco va quindi lasciato davanti alla porta di casa e il cliente lascia per terra il denaro. Evitiamo qualsiasi contatto”.

Quali sono i piatti più gettonati?

“Facciamo anche la pizza, ma il nostro ristorante è conosciuto per i piatti di mare. Sono molto richiesti il sautè di cozze, gli gnocchi allo scoglio, la spigola al sale, l’orata al forno con patate e i nostri frittini”.

I frittini?

“Sono uno dei nostri punti di forza. Carciofi fritti dorati, fiori di zucca, olive ascolane, supplì. Tutto fatto in casa. Zero surgelato. Zero”.

Facevate anche prima dei piatti a portar via?

“No, anche se sapevamo che prima o poi avremmo dovuto pensarci. Abbiamo comprato la borsa termica per le pizze”.

Molte richieste di pizze?

“Per ora non c’è tantissima richiesta di takeaway. Durante la settimana, le persone hanno i frigoriferi pieni. La domanda è maggiore nel weekend, anche se ogni giorno dovrebbe essere uguale agli altri, no? (Zileri scoppia a ridere, ndr)”.

Forse, perché per noi italiani il weekend resta sacro?

“È vero. Cosa cambia ormai tra un giorno e l’altro? Teoricamente nulla”.

A proposito di italiani: si stanno dando ai fornelli?

“Penso di sì. Con l’aiuto dei tutorial, anche i più inesperti tentano di farsi amatriciane e lasagne. Su Facebook assisto a fantastiche gare di cucina tra signore”.

Quanto all’agenzia di viaggi, cosa è successo con il Coronavirus?

“Abbiamo incontrato subito dei problemi. Subito. Stiamo ancora lavorando sulle prenotazioni. Sono state tutte cancellate. Per ogni singola prenotazione, abbiamo dovuto capire cosa fare: se concedere il rimborso oppure dare un buono. Lei consideri che da noi è possibile acquistare qualunque cosa: biglietti dei treni, degli aerei, delle navi, viaggi di gruppo e viaggi individuali. Quando è scattato l’obbligo di stare a casa, non era mica tanto attivo ‘sto smartworking. E non è che sia così funzionale nemmeno ora: i miei collaboratori sono rimasti a casa, ma io sono dovuto andare per forza in ufficio. Per sbrogliare la matassa”.

Danni stimati per l’agenzia?

“Se il lavoro dovesse ripartire a maggio – dunque restando fermi a marzo e ad aprile – a fine anno potremmo aver perso almeno il 50% del fatturato rispetto al 2019”.

Peraltro, le persone non ricominceranno subito a viaggiare.

“Appunto. Per questo non è facile fare una stima oggi. Gli esperti del settore dicono che il lavoro riprenderà nel 2021”.

E voi come farete?

“Siamo molto preoccupati”.

Il decreto “Cura Italia” cura bene le agenzie di viaggi?

“Le ha messe sullo stesso piano delle altre aziende: cassa in deroga e concessione del credito di imposta sugli affitti. Il turismo è in ginocchio. Vede, grazie alle consegne a domicilio, almeno il ristorante qualche spesa riesce a coprirla. E con la cassa integrazione e la riduzione degli orari dei dipendenti, possiamo andare avanti”.

Qual è adesso la giornata tipo di Cristiano Zileri?

“Mi sveglio tra le 8 e le 8.30 e passo la giornata al computer e al telefono. Lavoro da quando mi alzo a quando vado a dormire. Devo stare appresso a tutti i comunicati sull’epidemia, a tutti i decreti, a tutte le autocertificazioni. E alle 22 inizio il concerto”.

Prego?
“Faccio parte di un gruppo jazz, che segue gli insegnamenti del grande Berry Harris. Ci chiamiamo via Skype e un maestro ci aiuta a migliorare. Ognuno suona il proprio spartito. Io ora mi sto dando al clarinetto”.

Almeno riesce a rilassarsi, dopo tanto lavoro. Non ha l’impressione, però, che adesso sia tutto il Paese a voler dare qualcosa in più, a partire da medici e infermieri?

“Ho fatto anche io questa riflessione. Personalmente, già da vent’anni mi dividevo tra due lavori. Ho rinunciato agli amici e alle domeniche fuori. Se vuoi fare il ristoratore, questa è la vita. Oggi stiamo facendo tutti delle rinunce. Forse, passata l’emergenza torneremo ad apprezzare le piccole cose. Quanto a medici e infermieri, non sono d’accordo. Non stanno dando qualcosa in più solo ora: sono sempre stati in prima linea. Adesso è semplicemente più evidente il loro sacrificio. Certo, ogni tanto ci penso: chi di noi avrebbe mai immaginato una pandemia? Magari, ecco, temevamo una guerra. Invece ci troviamo a combattere un nemico che vorresti tanto andare a prendere. Ma che non sai dov’è”.

LEGGI i giorni del Coronavirus nel racconto di Cinzia Romoli

QUI il racconto di Ciccaglioni