21 Settembre 2019 - 7:39 . Trieste-Salario . Cronaca
Forte Antenne cade a pezzi, la denuncia del Gruppo archeologico romano
Forte Antenne cade a pezzi. A lanciare l’allarme sullo stato di abbandono di una delle meraviglie del nostro quartiere è il Gar, Gruppo Archeologico Romano. L’antica struttura che svetta su Villa Ada e l’immissione dell’Aniene nell Tevere ha più ferite per l’incuria delle istituzioni che per gli scontri bellici.
Al suo interno giacciono pile di copertoni abbandonati, auto e baracche arrugginite. La vegetazione è completamente fuori controllo. A preoccupare di più sono però i crolli. “Dal punto di vista murario la struttura del forte era integra fino a 10 anni fa – spiega a RomaH24 Rolando Paolucci del Gar -. Poi è venuto giù un terrapieno. È accaduto nella zona sopra i vecchi magazzini delle artiglierie. Un muro di contenimento non ha più tenuto la terra di riporto”.
Un vero peccato perché il sito fa parte dei 15 forti costruiti a Roma sul finire dell’Ottocento. Alcuni di questi vivono ancora di attività ed eventi, come il Forte Prenestino. Ma Forte Antenne no. Edificato tra il 1882 e il 1891 per presidiare il fronte settentrionale della città, compresa la via Salaria e la ferrovia Roma – L’Aquila – Pescara, è un luogo che avrebbe molteplici potenzialità. Eppure ad avanzare giorno dopo giorno è solo il degrado.
A tenerne viva la memoria sono proprio i volontari del Gar. Ma loro stessi, durante le visite che organizzano gratuitamente, sono costretti a farsi luce nei tunnel con la torcia del cellulare. E devono evitare le “zone rosse”, ormai interdette perché non più sicure. Un messaggio poi al II Municipio: “Il Gar riconosce il lavoro di via Tripoli per la bonifica del sito e la collaborazione con le associazioni per divulgare la memoria e la conoscenza del forte e della città perduta di Antenne – conclude Paolucci -. Ci auguriamo di poter riprendere un dialogo costruttivo con Roma Capitale per arrivare a un piano di recupero della struttura”.
LEGGI l’intervista alla donna che viveva nel Forte (a cura di Antonio Tiso)