14 Maggio 2020 - 16:03 . Trieste-Salario . Cronaca

Fase 2, così ristoranti, bar e pub del quartiere si attrezzano in vista della riapertura

Si riparte. Forse. Un passo alla volta. Dal 18 maggio anche i ristoranti, i pub e i bar di Roma e del nostro quartiere potrebbero entrare ufficialmente nella fase 2. Per poter tornare a prendersi un caffè al bar, bersi una birra o andare a cena fuori. Con una novità. Nel decreto Rilancio è infatti è previsto che non dovranno pagare la Tosap, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico.

Per poter tornare a prendersi un caffè al bar, bersi una birra o andare a cena fuori. Ma quali sono le modalità di riapertura? Quali sono i presìdi obbligatori da utilizzare? E come si stanno attrezzando i proprietari dei vari esercizi commerciali?

RISTORANTI
L’istituto nazionale contro gli infortuni sul lavoro (Inail) e l’Istituto superiore di sanità (Iss) hanno dettato una serie di linee guida per ristoratori e gestori di bar per procedere alle riaperture in totale sicurezza. Uno degli elementi fondamentali del documento stilato è il rispetto della distanza di sicurezza. Per ogni cliente deve essere garantita un’area di 4 metri quadrati: “Ci stiamo attrezzando, il nostro ristorante dispone di cinquanta posti e solo venti potranno essere occupati durante la fase 2 – dice Angelo Corresi, titolare dell’Osteria via Mantova a RomaH24 –. Abbiamo già sanificato il locale e ripeteremo l’operazione una volta a settimana. Disponiamo di mascherine e guanti e su ogni tavolo i clienti troveranno un gel igienizzante per le mani”.

Angelo Corresi
Angelo Corresi

Corresi si dice contento di riaprire, anche se non mancano paure e timori per il futuro: “Tutti i nostri dipendenti non hanno ancora ricevuto un euro dalla cassa integrazione – sottolinea –. Noi ci stiamo salvando col delivery ma la situazione è davvero difficile. Temo che il 40% dei ristoranti rischino di non riaprire”.

BAR E PUB
Entrate contingentate, distanziamento, massimo due persone per ogni tavolo, incentivato consumo delle bevande negli spazi esterni del locale. C’è chi può farlo, come il pub Excalibur, storico punto di ritrovo di piazza Vescovio: “Stiamo decidendo se aprire lo spazio interno, per ora l’idea è di servire ai tavoli fuori – spiega Gianluca Curzi, uno dei titolari dell’Excalibur –. Abbiamo già acquistato tutti i presìdi, non vediamo l’ora di riaprire. Ai nostri clienti affezionati dico che noi ci siamo e ci saremo sempre. L’Excalibur è una realtà del quartiere dal 1992 e ha bisogno anche di voi per sostenersi. Dobbiamo restare uniti, uscire di casa e tornare a far girare l’economia”.

Gianluca Curzi

L’ottimismo di Curzi è in contrasto con la situazione difficile di Valerio Stazzi, 28 anni, proprietario del Remiel Cocktail Bar di largo Forano: “La nota dell’Inail ci obbliga a posizionare i tavoli a due metri di distanza e creare uno spazio di quattro metri tra ogni cliente – dice –. Il mio locale dispone di 30 posti e potranno entrarci solo in quattro alla volta. È una vergogna. Bisogna riaprire tutto come avviene nei paesi del nord Europa, altrimenti le piccole realtà rischiano di andare a carte quarantotto”.

Valerio Stazzi
Valerio Stazzi

Massimo Inches, titolare de Il Siciliano di piazza Vescovio, si attrezzerà invece così: “Allestiremo tre entrate diverse, fornendo mascherine e guanti per i dipendenti. I tavoli rimarranno distanti due metri l’uno dall’altro, con uno schermo di plexiglass installato al banco e uno alla cassa. Riapriamo con grandi speranze, siamo felici. Abbiamo deciso di tenere tutti i dipendenti, costi quel che costi. Per noi sarà importantissimo lo spazio esterno, abbiamo molto spazio a disposizione. Infine il menù sarà elettronico. Stiamo riflettendo se inserirlo oppure se fare alla vecchia maniera: il cameriere elenca i piatti e si appunta tutto”.

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