1 Novembre 2020 - 15:51 . Trieste-Salario . Cronaca

Da viale Eritrea l’incredibile storia di Silvia: “Mio padre raccolse l’oro per i tedeschi”

Silvia Anticoli con la foto del papà
Silvia Anticoli con la foto del papà

di Antonio Tiso

“Mio papà tornava a casa la sera ed era sempre arrabbiato. L’oro che raccoglieva non era mai abbastanza per i tedeschi”. Parla così Silvia Anticoli, commerciante in pensione di viale Eritrea e figlia di Angelo, l’orefice che il 26 settembre 1943 fu incaricato di pesare i 50 chilogrammi d’oro che la Comunità ebraica di Roma doveva consegnare a Kappler entro 36 ore.

L’orefice Angelo Anticoli

Furono ore concitazione e di preoccupazione. Dietro la minaccia, in caso di rifiuto, di deportare 200 ebrei, i dirigenti del ghetto si rivolsero ad Angelo Anticoli, incaricandolo di coordinare il lavoro di saggiatura e di pesatura degli oggetti d’oro, anelli, catenine, ciondoli che venivano faticosamente raccolti. “Ho ricordi brutti di quei momenti”, aggiunge Silvia, che oggi ha 84 anni. “Mia madre, l’ultima sera, arrivò persino a sfilarsi la fede per consegnarla a mio padre. Purtroppo quei sacrifici non valsero a nulla. Mio padre venne arrestato in seguito e morì in Germania in un campo di lavoro. Ancora oggi ripensare a quei giorni mi fa male”.

Silvia Anticoli nel negozio di viale Eritrea

In questo breve video, Silvia rievoca i giorni della “pesa”, la fuga, la cattura del padre, le lettere dal carcere di Regina Coeli, nascoste tra le pieghe delle camicie. Oggi la donna è madre di due figlie e un figlio, ed è nonna di 10 tra nipoti e bisnipoti. A metà anni ’50 si è trasferita a viale Eritrea, dove fino al 2005 ha gestito il negozio “Tessuti e arredamenti Piattelli”, insieme al marito Marco, di cui è rimasta vedova nel 1984. Al suo collo, ogni giorno, porta ancora un ciondolo con la foto del padre.

Le ultime lettere di Angelo Anticoli da Regina Coeli

“Appena possibile andremo a Berlino. Vogliamo capire dove morì mio papà. Solo di recente abbiamo saputo che una volta arrivato ad Auschwitz fu poi destinato a una fabbrica, per via della sua conoscenza dei metalli”. Quando il Covid lo permetterà, Silvia si rimetterà in viaggio. È passato molto tempo dai fatti della guerra, ma giustamente vuole fare luce sugli ultimi giorni di vita dell’amato padre.

Il ciondolo di Silvia, con la foto del papà