3 Gennaio 2021 - 8:00 . Trieste-Salario . Curiosità

Da Edmond alla nuova vita di Susanna, le 5 storie simbolo del quartiere nel 2020

David
David

di Claudio Lollobrigida

Quali sono state le storie più emozionanti di questo lungo e difficile 2020? Nel Trieste-Salario ci sono davvero tantissimi volti da raccontare. Riviviamo le vicende più simboliche e commoventi.

Edmond Prenga

Questa favola nasce durante il lockdown in via Lorenzo il Magnifico, dove Edmond, 39 anni, proprietario del panificio Bon Pan, ha lasciato sui dissuasori di sosta beni di prima necessità per i più bisognosi. Con un messaggio: “Se hai bisogno, questo è per te”.

EDMOND PRENGA

La ragione di questo grandissimo atto di umanità ce la spiega proprio Edmond: “Ho vissuto la fame, sono arrivato nel ’98 in Italia senza una lira, io questi problemi li conosco bene – racconta –. Così ho deciso di lasciare fuori le buste con il pane, perché ho pensato che la gente si vergogna a chiedere da mangiare, e che sarebbe stato meglio lasciarle lì da una parte”.

Ventidue anni fa, l’Italia lo ha accolto. E sfamato. E ora lui vuole ricambiare: “Siamo cresciuti col mito dell’Italia da piccoli in Albania, sognavamo di venire qui. Il rapporto con voi italiani è forte – dice Edmond-. Noi albanesi conosciamo la povertà, oggi siamo in ripresa ma non è sempre stato così”.

Edmond Prenga

David

David si alza ogni mattina sapendo che c’è un compito ad attenderlo: tenere pulite alcune vie del quadrante di Porta Pia. Un’occupazione informale, la sua, che nasce da un patto tra lui, irlandese di 56 anni, homeless da alcuni mesi, e i commercianti di via Ancona, via Bergamo via Alessandria alta. In cambio della manutenzione ordinaria di queste vie riceve pasti caldi, vestiti e un abbonamento alla rivista Economist. Sì perché David, che oggi è una sorta di custode di Porta Pia, è in realtà un docente di finanza ed economia.

La sua storia ha commosso gli abitanti di un intero quartiere, mettendo in moto una potente macchina di solidarietà che lo sta pian piano aiutando a riaffermare la propria dignità.

David

Boris

Lungo il confine tra i visibili e gli invisibili del nostro quartiere corre una linea. E non è una bike lane. A ridosso delle Mura Aureliane decine di clochard trovano riparo ogni giorno. C’è chi lo fa dormendo semplicemente su giacigli di giornali e chi, come l’ex muratore Boris, ha messo su una tenda.

“Sono arrivato qui tre anni fa”, dice. Ha attrezzato questo spazio come una piccola casa. Boris, classe 1955, è un ex muratore che a un certo punto della sua vita ha perso il lavoro e la casa ed è finito in strada. Come accade a molti.

Pap Issa Seck

A piazza Ledro un altarino ricorda un senza fissa dimora, scomparso lo scorso agosto, che da anni viveva sulle panchine della zona. Un gesto d’affetto semplice che non porta alcuna firma.

Piazza Ledro
PIAZZA LEDRO

“Per Pap. Sei passato in questa piazza con passo gentile. Che il viaggio ti sia lieve”, è il messaggio che accompagna una foto dell’uomo incorniciata da alcuni fiori.

Molti si fermavano a parlare con lui e lo consideravano una persona colta e buona. A fare luce sul passato dell’uomo, è proprio Jesus, più grande di Pap di tre anni: “Siamo figli della diplomazia senegalese. Nostro padre è stato ambasciatore in Italia. Con mio fratello avevamo viaggiato molto. Da ragazzo, quando abitavamo in Svezia, si era appassionato alla neve e, una volta cresciuto, aveva deciso di diventare maestro di sci sulle montagne del Cuneese“.

Susanna

Sono stata la leggenda di via Salaria, ma ora basta con la strada. Ho deciso di ritirarmi”. A parlare è Susanna, la prostituta in bicicletta che per tanti anni ha fatto su e giù per la consolare alle porte del quartiere.

In molti, nei mesi scorsi, si chiedevano dove fosse finita. Il lockdown prima l’aveva costretta a casa. Poi, quando è tornata al lavoro, per tre volte è stata speronata da una macchina, che le ha provocato ferite e contusioni.

Susanna

“Mi è persino uscita una spalla. Per qualcuno ero diventata scomoda, volevano buttarmi fuori dal mercato per avere i miei clienti. Ma guardandomi dentro mi sono detta: ‘Io qua non ci voglio morire’. E così ho lasciato perdere tutto. Ora a 54 anni mi godo la mia vita. Ho ritrovato la pace e la serenità”.