29 Ottobre 2020 - 8:42 . Trieste-Salario . Cronaca

Covid, la crisi si abbatte sul quartiere: ecco le attività chiuse dall’inizio della pandemia

Primadonna
Primadonna

La crisi scatenata dal Coronavirus continua a mietere vittime nel Trieste-Salario. Da quando è iniziata la pandemia, infatti, sono diverse le botteghe storiche costrette ad abbassare per sempre la saracinesca.

L’ultima, in ordine temporale, è Primadonna, che vende calzature artigianali per donne a via Salaria 137 dal 1989. Sabato 31 ottobre sarà l’ultimo giorno di lavoro. “Non siamo più in grado di sostenere le spese d’affitto, anche a causa di questa crisi scatenata dal virus”, ha spiegato la titolare, Marinella De Angelis.

Il prossimo 24 dicembre, invece, sarà il turno di Gamboni a viale Libia 73, aperta addirittura nel 1952. “È una chiusura definitiva, purtroppo – ha spiegato con grande rammarico uno dei proprietari, Andrea Gamboni -. Già prima del Covid la crisi si era fatta sentire, poi il virus ci ha dato la mazzata finale. Inoltre, il proprietario delle mura del locale sembra abitare su un altro pianeta, vista la somma che continuava a chiedere”.

Gamboni

Ma la lista di negozi storici del Trieste-Salario risucchiati dalla crisi non finisce qui. Tra i più recenti, la pelletteria Soliani, fondata nel 1945. Il negozio di via Alessandria 156 non ha retto al lungo cantiere cantiere Acea e alle conseguenze del Covid-19.

Stessa sorte è toccata al Panificio Lucarelli di via Simeto, aperto nel 1951. I residenti del Trieste-Salario hanno scoperto la fine di un pezzo di storia del quartiere. Un cartello appeso sulla vetrina e poche parole per ringraziare i clienti più affezionati. Il forno aveva aperto nel 1951 e aveva conquistato negli anni la fiducia e l’affetto di molti abitanti del quartiere.

IL PANIFICIO LUCARELLI DI VIA SIMETO

Ad agosto, poi, era stato “il turno” della profumeria Ciano, al civico 94 di via Alessandria. “Una serie di circostanze ci ha messo in grave difficoltà – ha spiegato il proprietario, Giancarlo Ciano –. “Prima le lungaggini del cantiere Acea. Poi il lockdown e infine lo smartworking. Per noi non è diventato impossibile sostenere un affitto elevato. Ci spostiamo in via Domenico Morichini al Nomentano”.

Giancarlo Ciano

LA PROTESTA SILENZIOSA A PORTA PIA

Un trend che sembra destinato a peggiorare. Secondo Confcommercio Roma – associazione di imprese del Commercio, del Turismo, dei Servizi e delle Attività Professionali – in tutto si contano chiusure per il 40% dei negozi a partire da marzo: il 25% nel centro e il 15% nel resto della città.

Ed è anche alla lice di questi dati checommercianti del quadrilatero Porta Pia – piazza Alessandria si sono riuniti in un collage fotografico per protestare, pacificamente, contro il semi-lockdown imposto dal governo ai ristoratori.

Abbigliamenti, cartolerie, erboristerie, gioiellieri, tutte le categorie che, apparentemente, non sono state toccate dall’ultimo decreto di Palazzo Chigi fanno da megafono al grido d’aiuto dei ristoratori.

Il collage dei commercianti Porta Pia

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