12 Aprile 2020 - 10:05 . Trieste-Salario . Retesociale

Covid-19, la Comunità di Sant’Egidio: “Ecco come aiutare i nostri senzatetto”

“Davvero in tanti ci hanno chiesto di dare una mano ed è bellissimo”. Anche questa volta il Trieste-Salario ha mostrato tutto il suo cuore. Il responsabile della Comunità di Sant’Egidio, Alessandro Moscetta, parla così del grande aiuto che gli abitanti del quartiere, e in generale del II Municipio, stanno dando per i senzatetto in questo periodo di emergenza Covid-19.

Sono tante, infatti, le iniziative messe in campo nelle ultime settimane per cercare di sostenere chi, in questo momento, è ancora più indifeso. A partire dalla spesa solidale, a cui ha partecipato il gruppo Facebook Quartiere Trieste-Salario – II Municipio, gestito da Valerio Ercolino: “Abbiamo creato dei centri di raccolta e ne abbiamo aperto un altro in questi giorni a piazza Bologna, dove la gente può lasciare beni alimentari per chi ha bisogno – racconta Moscetta -. Poi, il sabato, andiamo a ritirare e portiamo questi pacchi a chi ne ha bisogno”.

Ma non solo. Con l’iniziativa #IoAiutoChiNonHaCasa, i volontari distribuiscono la spesa e pasti caldi a chi non può uscire: “Lo facciamo quattro volte a settimana, per un totale di cinque pranzi e tre cene. Copriamo tutto il Municipio: dal Verano a Porta Pia, passando per Nomentana, Policlinico, Villa Borghese e dintorni, perché molti si spostano continuamente. E la partecipazione della gente comune è molto larga. Davvero in tanti ci hanno chiesto di dare una mano ed è bellissimo. Non riuscivamo addirittura a dare risposta a tutti quelli che ci hanno contattato e per questo abbiamo creato dei centri di prossimità dove far consegnare la spesa e i pasti”.

E un grande sostegno arriva anche dalle forze dell’ordine: “In molti casi sono loro che ci hanno segnalato delle situazioni di disagio“, ammette il responsabile della comunità. “Ora più che mai sono aumentati i senzatetto che girano per le strade. Alcuni dormono in tende o cartoni. C’è gente che ora, con il lockdown, non ha più le elemosine dei bar, che offrivano loro qualcosa. Qualcuno aveva qualche lavoretto occasionale, ma adesso non può più fare nulla. È gente che ha fame davvero”.

Una situazione che è anche peggiorata con un male misterioso come il Coronavirus: “Sono molto preoccupati e arrabbiati, perché oltre ad avere fame, c’è questo pericolo in più – spiega Moscetta -. Vedono però che c’è un’Italia che li aiuta, dà loro da mangiare. Ora dovremo capire quanto e come andrà avanti questa quarantena, perché già adesso la situazione è molto complicata”.

Nelle scorse ore la sindaca Virginia Raggi, in una lettera inviata al governatore del Lazio Nicola Zingaretti – e, per conoscenza, anche al ministro Lamorgese, al prefetto Pantaleone e al capo della Protezione Civile Borrelli – ha lanciato un allarme: fare i tamponi ai senza fissa dimora per evitare il rischio che si crei un focolaio o che possano contagiare altre persone.

E Moscetta ammette: “È un paradosso che in un momento così grave, in cui si deve rimanere a casa per evitare il contagio, tutte queste persone siano senza un tetto. In alcune città europee, i governi utilizzano alberghi per permettere loro la quarantena. Qui è tutto rimandato al volontariato, ma possiamo arrivare fino ad un certo punto. I senza fissa dimora sono abituati a vivere distanti, sono i primi a rispettare le regole che dobbiamo seguire ora, capiscono benissimo la situazione. Ma si devono trovare delle strutture in cui seguirli”.

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