16 Aprile 2020 - 13:29 . Trieste-Salario . Social

Covid-19, i rifiuti scompaiono dal quartiere. E i cittadini incolpano Ama

Via Agri
Via Agri

Perché l’emergenza rifiuti nel Trieste-Salario, così come in tutta Roma, è terminata con la quarantena per il Covid-19? Sui social, i cittadini puntano il dito contro Ama e l’inciviltà di alcuni residenti e commercianti.

La ricostruzione di RomaH24 ha spiegato nel dettaglio tutte le motivazioni e scatenato il dibattito sui social, con i cittadini pronti a dire la loro sulla situazione nelle strade del quartiere. Tra le cause, naturalmente, il calo delle persone in città, ma anche e soprattutto lo stop delle attività commerciali.

E nel mirino dei lettori ci sono innanzitutto loro, i commercianti, oltre ad Ama. “Se, con gli esercizi commerciali in parte chiusi, la raccolta funziona, ancora una volta si dimostra l’inefficacia e l’incapacità di Ama nel gestire la Capitale – il commento di Daniela Angela Colamasi -. Tutte le attività continuano a pagare la tassa sui rifiuti pur non usufruendone, un bell’incasso in più”. Ma obietta: “In ogni caso le strade e i marciapiedi continuano e essere luride e sporche”.

“Il turismo manca, ed è vero, così come è vero che molte attività commerciali sono chiuse, ma stando tutti in casa produciamo il doppio del pattume – il pensiero di Susanna Granati -. Diciamo che la pandemia ha costretto in casa molti zozzoni che non si disturbavano nemmeno ad aprire il cassonetto”.

“La verità è una sola, ovvero che essendo chiusi in molti, i negozianti non gettano i loro rifiuti nei cassonetti in strada. Anche a causa dell’inefficente servizio di raccolta” dice Giovanni Giordano. Ma Domenico Troiani lancia l’allarme: “Qui a via Arno, invece, c’è qualche negoziante che continua a riempire i cassonetti generici (neri) con cassette di plastica e scatole di cartone”.

“Un’azienda come Ama che viene regolarmente salvata dal fallimento con i nostri soldi riesce a funzionare solo se si blocca la città? – si chiede Murasaki Shiroi (nome di fantasia) – Ama deve funzionare sempre e comunque, non solo in condizioni pseudo-ideali”. Duro anche il commento di Fabrizio Mencaroni: “Veramente disarmante il fatto che solo grazie al Covid-19 si scopra che la differenziata non funziona. Veramente incredibile che la gente dubiti del pendolarismo della mondezza. Andate in provincia, dove la differenziata porta a porta funziona davvero, e ve ne accorgerete”.

C’è poi chi punta il dito contro i cittadini: “Senza circolazione delle auto, viene a mancare il conferimento abusivo dei non residenti. Inoltre manca il rovistare di soggetti ai margini alla ricerca di scarti e rifiuti utili alla loro sopravvivenza, che lasciano l’immondizia fuori dai cassonetti sparpagliata sul suolo pubblico”, dice Antonio Salemme. Ma Marco Di Renzo replica: “Dare loro la colpa è falso e pure razzista. Se la raccolta funzionasse a dovere non ci sarebbero nemmeno i rovistatori”.

E Giovanna Calcerano lancia la proposta: “Ma se l’Ama capisse che deve aumentare il numero di cassonetti? Io abito al quartiere Africano, zona popolosa con palazzi di 10 piani e in periodi normali, con negozi, bar e ristoranti aperti, i cassonetti sono sempre strapieni (nella mia via e nelle strade limitrofe non c’è il porta a porta), sono anni che ci sarebbe bisogno di un cassonetto in più per ogni punto”.

Ma c’è chi come Loretta Gallo è preoccupata per il futuro: “Finita l’ emergenza si ritornerà come prima, se non peggio. È proprio in questi momenti che bisogna capire, studiare e progettare soluzioni future”.

LEGGI lo speciale (a cura di Daniele Galli)