5 Maggio 2020 - 18:53 . Trieste-Salario . Cronaca

Covid-19, ecco come sopravvive una clochard ai tempi del virus

Lydia
Lydia

di Paolo Riggio

La paura peggiore dell’uomo moderno. Ritrovarsi senza nulla. Per strada. Diventare invisibile. E col Covid-19, il dramma è ancora più dramma. È successo a Lydia, 74 anni, senzatetto ucraina, a Roma dal 2006. Da quando è arrivata nella Capitale ha girato tanto, dalla stazione Termini a Villa Borghese, da piazza San Pietro alla stazione Tiburtina. Poi, ha deciso di fermarsi qui, a Porta Pinciana, a due passi dal Muro Torto e da via Veneto. Via Veneto, esatto. Quella che fino a qualche anno fa incarnava la Dolce Vita felliniana, oggi si è trasformata in un rifugio per senzatetto.

Lydia e Sergej

LYDIA E SERGEJ
Io sto sempre qui, non posso più camminare come un tempo, ma non sono mai da sola – svela Lydia –. Vengono a trovarmi i senzatetto, i volontari di Sant’Egidio e i miei piccioni”.

La scomparsa di un amore. La perdita di persone care. Un licenziamento. Le condizioni di povertà estreme di un Paese intero. Quando si perde tutto, ci sono sempre dei motivi. Lydia viene da Leopoli, città ucraina di 600 mila abitanti a circa 70 km dal confine polacco. Nel suo paese d’origine era un’infermiera: “Non avevo più niente lì, mio marito e mia figlia sono morti, c’era tanta povertà, dovevo dimenticare. Ho preso le mie cose e sono arrivata a Roma”.

La vita a volte è strana. Quante possibilità ci sono che una signora di Leopoli possa incontrare un suo concittadino a Roma e che questo si riveli anch’esso un clochard? “Vi presento Sergej. Anche lui vive qui. Quando fa freddo, dorme sotto i cavalcavia del Muro Torto. Io purtroppo non ce la faccio ad alzarmi e non posso andare con lui. Per me Sergej è come un figlio. Dividiamo il cibo, chiacchieriamo. Ci vogliamo bene”.

Sergej ha 36 anni, viene da Leopoli e vive per le strade di Roma dal 2015. “Ho conosciuto Lydia proprio qui a Porta Pinciana. – racconta il clochard a Roma H24 -. La chiamo maty (mamma, ndr) è una brava persona che ha sofferto tanto e col Coronavirus è diventato tutto più complicato. C’è meno gente in giro e arrivano pochi aiuti. Grazie a dio c’è Sant’Egidio che ci porta da mangiare. Qualche giorno fa un ragazzo ha donato a Lydia una mascherina, anche se conoscendola non so se la userà molto”.

Porta Pinciana

SANT’EGIDIO: “AIUTIAMO I CLOCHARD DI PORTA PINCIANA”
Il tema dei senzatetto di Porta Pinciana è molto delicato. Specialmente durante l’emergenza Coronavirus. Lo confermano i volontari di Sant’Egidio che due volte a settimana consegnano beni di prima necessità ai clochard accampati: “In tutto sono sei gli homeless a Porta Pinciana – spiega il volontario di Sant’Egidio Carlo Congiedo a Roma H24 –. Quattro di loro dormono nei sottopassaggi del muro torto, mentre Lydia e un altro signore, Boris, si sono accampati a ridosso delle mura. Lydia è una persona molto buona, molto credente. Ha 74 anni e ne ha viste di tutti i colori. Ha bisogno di aiuto, non è autosufficiente”.

Congiedo sottolinea che ad aiutare i senzatetto non sono stati solo i volontari: “Oltre a noi c’è la Caritas a seguire queste realtà – svela –. Portiamo loro beni di prima necessità due volte a settimana. Anche i residenti e i turisti offrono il loro contributo per migliorare le condizioni degli invisibili di Porta Pinciana. Nonostante il Covid-19. Noi di Sant’Egidio ci teniamo a ringraziarli”.