14 Luglio 2019 - 10:10 . Trieste-Salario . EXTRANEWS

Chi è il pianista del mercato Trieste che allieta i commercianti e suona nelle chiese della città

Giacomo Diano, il pianista che allieta i commercianti del mercato Trieste
Giacomo Diano, il pianista che allieta i commercianti del mercato Trieste

VIDEO. Giacomo Diano mentre suona al mercato Trieste

Giacomo Diano ogni mattina fa la spesa al mercato Trieste per conto della madre anziana. Prima di andarsene però non dimentica mai di suonare il pianoforte per i commercianti dei banchi. Li allieta con “My Way”, uno dei suo brani preferiti, e tante altre musiche. E i banchisti, per sdebitarsi, gli offrono la colazione o dei prodotti.

Non è l’inizio di un film, ma la storia di un ragazzo di 32 anni del quartiere che fino a febbraio lavorava come operatore al Cara di Castelnuovo di Porto. Da quando ha perso il posto con la chiusura del centro di accoglienza per i richiedenti asilo, ha più tempo per sé. E allora, oltre a guadagnarsi da vivere come organista per le basiliche e le parrocchie romane, dà una mano in casa: “Mio padre è invalido, do un aiuto. E quando sono al mercato mi fa piacere dilettare i commercianti con la musica. So che li rendo allegri. Poi c’è quel vecchio piano impolverato che sembra quasi aspettarmi. Lo accendo di vita per qualche minuto e dopo lo richiudo fino al giorno sucessivo”.

Ma com’era il centro di accoglienza, la cui chiusura provocò tanto clamore nazionale? Giacomo ne parla con dispiacere, perché amava quel lavoro: “Il complesso era gestito da due cooperative, l’Auxilium affiancata dalla Siar. All’interno i ragazzi avevano tutto: assistenza legale e sanitaria in primis. Agli ospiti non mancava davvero nulla, i fondi che arrivavano dallo Stato erano spesi interamente per gli ospiti. La struttura aveva circa 800 posti, ma nei momenti di punta degli sbarchi si arrivava anche a 900. Mi ci trovavo bene. I ragazzi mi volevano molto bene. Molti mi chiamano “Biggy” o “père” (padre in francese, ndr)”.

La ragione per cui fu chiuso è che al suo interno si era creato un focolaio di illegalità, ma Giacomo racconta una storia completamente diversa: “I nostri ospiti erano molto collaborativi. Noi operatori lavoravamo bene, specie con le famiglie e i bambini. Alcuni ragazzi davano una mano al Comune per tenere pulito il territorio e un paio facevano da sagrestani in parrocchia. Si erano bene integrati con la comunità che li ospitava. Se entravano di nascosto dei clandestini, li allontanavamo. Le persone accolte erano tutte in attesa di documenti. Poi una volta sgomberato il centro, furono destinati ad altri centri di accoglienza sparsi per la penisola. Alcuni di loro li sento ancora via Facebook e di recente mi hanno scritto che si trovano in Francia o in Germania”.

Da quando il Cara è stato chiuso, la vita di Giacomo è cambiata, obbligandolo a rimettersi in gioco: “Ci lavoravo da 4 anni e il 31 dicembre 2018 avevo firmato un contratto a tempo determinato. La mia vita però, come quella degli ospiti, fu stravolta all’improvviso. E noi lavoratori da allora non siamo stati più ricollocati dal ministero del Lavoro, nonostante le rassicurazioni ricevute a suo tempo. In più: l’Inps non ci ha ancora versato i contributi e il Fis, il Fondo integrazione salariale, per i lavoratori la cui attività e sospesa o ridotta”.

Ora Giacomo vive di musica, sua antica passione: “Ho iniziato a studiare il pianoforte a 4 anni e l’organo a 13 anni. Ora suono nelle basiliche romane: Santa Maria della Pace ai Parioli, Gesù Buon Pastore all’Eur, la Basilica di San Giuseppe al Trionfale, Sant’Antonio Abate e Annibale Maria a piazza Asti, San Lorenzo al Verano, San Benedetto in Piscinula, San Roberto Bellarmino”.

Non un impegno da poco perché Giacomo suona l’organo in 12 chiese e come “extra” gestisce il suono delle campane in 36 parrocchie: “Le programmo da un punto di vista musicale. Se un campanile ha 8 o 10 campane, le sintonizzo in modo che i suoni siano distinti a seconda delle situazioni che devono sottolineare. Il suono sarà diverso a seconda che sia morto un uomo o una donna o un bambino. In quest’ultimo caso, purtroppo, faccio risuonare la campana più piccola. Ma poi chiudo con una scampanata grande, come per augurare un buon viaggio al piccino”.

È questa la poesia di Giacomo, che ora dovrà aspettare fino all’8 settembre per suonare nuovamente al mercato di via Chiana. “Spero che coi lavori di restyling della struttura non rovinino il pianoforte, sarebbe davvero un peccato”.

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