1 Settembre 2019 - 18:34 . Trieste-Salario . EXTRANEWS

Chi è Angelo De Fiore, l’eroe di via Clitunno che falsificò centinaia di documenti per salvare gli ebrei

Era sera, sotto la luce di una lampada verde. Il vice questore di Roma, Angelo De Fiore, e un suo collaboratore timbravano documenti falsi. Sentirono l’arrivo dei tedeschi e iniziarono a mettere lo studio in disordine per nascondere la lista che questi cercavano. Potrebbe essere l’inizio di un film, ma è una pagina di vita vera. Racconta di Angelo De Fiore, un poliziotto del Trieste-Salario che, durante l’occupazione tedesca di Roma nel 1943-44, salvò la vita a centinaia di ebrei.

Ma chi era De Fiore e come realizzò imprese tanto coraggiose? Nativo di Rota Greca, in provincia di Cosenza, si laureò in giurisprudenza nel 1928 e vinse il concorso di funzionario della Pubblica sicurezza. Prestò servizio in diverse città, fino a essere nominato vice questore a Roma dove passò ben ventisette anni. Scoppiata la Seconda Guerra Mondiale fu richiamato nei granatieri con il grado di maggiore, ricoprendo contemporaneamente il ruolo di vice questore dirigente dell’Ufficio stranieri.

Ed è proprio in questa veste che collaborò segretamente con la Delasem, un’organizzazione della resistenza antinazista e con l’opera assistenziale di monsignor Hugh O’Flaherty. De Fiore manipolò così le pratiche riguardanti ebrei e sospetti di attività antifascista, ostacolando l’attività della Gestapo da cui riceverà ripetuti richiami e venendo fatto oggetto anche di un’indagine che si risolverà senza alcuna conseguenza.

Con i timbri ufficiali del suo ufficio provvide alla vidimazione di vari documenti falsi. Spesso “prelevò” cittadini ebrei dalle prigioni, dove erano stati rinchiusi dai nazisti, facendoli passare per pericolosi ricercati per reati comuni o disertori dell’Esercito, per poi liberarli. Dopo l’attentato di via Rasella gli venne richiesto dal suo superiore, il questore Pietro Caruso, di fornire dei nominatavi di ebrei sui quali effettuare la rappresaglia. La sua risposta fu di “non avere alcun nome da offrire” adducendo come causa il fatto che gli archivi si trovavano in stato di estremo disordine.

Anche se il suo comportamento era chiaramente ostruzionistico non ci furono conseguenze e De Fiore poté continuare la sua opera quasi fino all’arrivo degli Alleati, prima di sparire dalla circolazione. Ebbe però cura di distruggere anticipatamente, con l’aiuto dei suoi collaboratori, le pratiche di ebrei e militari sospetti ancora presenti negli archivi della Questura e trasferiti in segreto negli scantinati.

Prima dell’arrivo degli Alleati collaborò attivamente con il gruppo clandestino “Sprovieri” del Centro Clandestino Militare, a cui comunicava le liste dei perseguitati politici e degli ufficiali italiani “sgraditi”. Nel dopoguerra De Fiore fu poi questore di Forlì, Pisa e La Spezia.

Per la sua opera ha ricevette una medaglia d’oro nel marzo 1955 e fu riconosciuto come Giusto tra le nazioni dallo stato di Israele nel 1969. Il 31 gennaio 2018 la città di Roma, su richiesta dell’Unione delle Comunità Ebraiche, gli ha dedicato una targa a via Clitunno, dove De Fiore viveva. “La caccia agli ebrei era spietata e mio padre ne salvò molti a rischio della sua vita – le parole del figlio Paolo in un’intervista -. Mi domando da dove trasse tutta questa forza e questo coraggio. Probabilmente credeva nella sua professione: obbediente alla legge, ma prima di tutto a quella della coscienza. Credo che mio padre, quando compiva queste azioni, pensasse a noi figli e al dovere di non poterci lasciare un mondo malvagio e crudele”.

La targa sulla casa di via Clitunno, al civico 26, oggi è visibile a tutti. Queste sono le parole con cui viene ricordato: “Alto funzionario di polizia, proclamato giusto tra le Nazioni per aver salvato, a rischio della propria vita, centinaia di ebrei durante l’occupazione nazifascista”.

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