25 Luglio 2020 - 9:12 . FuoriQuartiere . Cronaca

Caso Alessia Rosati, i legami con Emanuela Orlandi: lo scrittore Peronaci in Procura

A ventisei anni esatti dalla sparizione, il giallo di Alessia Rosati potrebbe essere vicino a una svolta. La Procura di Roma sta intensificando le indagini sulla studentessa di Montesacro, 21 anni all’epoca della sparizione. Martedì 21, lo scrittore e giornalista investigativo del Corriere della Sera, Fabrizio Peronaci, è stato infatti ascoltato dal pm Alessia Miele. Il magistrato lo ha convocato come persona informata sui fatti. E Peronaci informato lo è, a tutti gli effetti: al caso Rosati ha dedicato uno dei tredici cold case di “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti” (Typimedia Editore, in libreria e su Amazon).

In questo volume dalla narrazione mozzafiato, Peronaci non si limita a ricostruire i gialli irrisolti della Capitale tra il 1990 e il 2000: il giornalista analizza anche degli elementi utili all’accertamento dei fatti. Come nel caso di Alessia Rosati.

LA TRAPPOLA MORTALE

È il 23 luglio 1994. È un sabato torrido di un anno travagliato per l’Italia: il trapasso dalla prima alla seconda Repubblica, Tangentopoli, la discesa in campo di Berlusconi e soprattutto lo scandalo dei fondi neri al Sisde. I servizi segreti. Alessia si allontana dalla sua abitazione in via Val di Non, a due passi da piazza Sempione. Vuole andare ad assistere a un esame universitario di Claudia. È l’amica del cuore. Saluta affettuosamente la madre Anna, promettendole di rincasare nel pomeriggio, per partire assieme alla famiglia alla volta del loro paesello in Umbria. Invece non tornerà più. Quasi certamente, Alessia cade in una trappola.

LETTERA A UN’AMICA

Uscito dalla Procura, pur mantenendo il riserbo dettato da esigenze istruttorie, Peronaci ha sollevato alcuni interrogativi: “Alessia uscì di casa dicendo una bugia. È vero che si recò all’esame dell’amica. Ma nel pomeriggio aveva un appuntamento con qualcuno. Con chi?”. Come sottolinea anche in “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti”, il giornalista ricorda come qualche giorno dopo la sparizione giunse una lettera a Claudia. La grafia era quella di Alessia.

MESSAGGI IN CODICE
“La ragazza – dice Peronaci – la avvisava di aver dovuto compiere un lungo viaggio in Europa. Ma quella lettera conteneva dei messaggi in codice”. Quali? “Alessia commette alcuni errori – prosegue lo scrittore -. Uno su tutti. Nonostante fosse consapevole che il giorno della partenza era il sabato, per due volte fa presente a Claudia che sarebbe dovuta partire per l’Umbria la domenica. E quell’insistente riferimento alla domenica potrebbe un essere un voluto riferimento a Domenico Salazar”. È l’ex capo del Sisde, morto nel 2010 e finito nella bufera per lo scandalo dei fondi neri. La tesi è che Alessia sia stata costretta a scrivere quella lettera, e che abbia quindi tentato di inviare tra le righe un sos.

Il giornalista e scrittore Fabrizio Peronaci

LA MILITANZA POLITICA

Tra gli altri punti oggetto di approfondimento da parte della Procura c’è il movente. Dice Peronaci: “Dopo l’iniziale ipotesi dell’allontanamento volontario, è emersa la componente della militanza politica. Alessia era una ragazza di estrema sinistra. A 21 anni lavorava in una rivista anticapitalista, legata a movimenti extraparlamentari”.

LE ANALOGIE CON EMANUELA ORLANDI

Il quarto elemento di forte interesse per i giudici è il ruolo di chi ha consentito di riaprire questa inchiesta. Ossia, il fotografo Marco Accetti. È l’uomo che nel 2013 si autoaccusò del rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Nel novembre 2015, appena prosciolto proprio da quella vicenda giudiziaria, rivelò di avere avuto a che fare anche con la sparizione di Alessia Rosati. “Un’altra Emanuela”, scrisse su Internet. Secondo il teorema di Accetti, la studentessa fu fatta sparire per una guerra intestina ai servizi segreti. Per il fotografo, che aveva uno studio nel cuore del Trieste-Salario, in via Tripoli, Alessia fu al centro di uno sporco ricatto. Con il caso Orlandi ci sono delle analogie: l’allontanamento da casa, il tranello, i messaggi. Che per Emanuela Orlandi si sono ripresentati ciclicamente, nel corso degli anni.

“La studentessa fu assassinata”, chiosa lo scrittore. Ma perché? E soprattutto, da chi? La speranza della Procura, come del giornalista investigativo Fabrizio Peronaci, è che dopo 26 anni qualche testimone si faccia finalmente avanti.

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