10 Giugno 2020 - 9:46 . Trieste-Salario . Cronaca

Affari giù del 70% in zona Regina Margherita: il nuovo nemico è lo smartworking

La pizza di Sisto, piazza Quadrata. Chiuso. Qui c'erano circa 22 dipendenti e non era più possibile pagare l'affitto alto
La pizza di Sisto, piazza Quadrata. Chiuso. Qui c'erano circa 22 dipendenti e non era più possibile pagare l'affitto alto

Lo smartworking, con la chiusura temporanea degli uffici, sta provocando effetti devastanti sul tessuto economico del Trieste-Salario e dei Parioli. Basti pensare che, prima del Coronavirus, l’Enel, da sola, contava oltre 2.000 dipendenti a viale Regina Margherita. Un numero molto alto cui aggiungere le centinaia di professionisti che lavoravano negli altri uffici della zona e che, quotidianamente, trascorrevano le pause pranzo negli esercizi della zona.

E ora? RomaH24 ha raccolto le testimonianze dei titolari di caffè, bar e pizzerie. Il quadro che emerge è preoccupante, non solo per il presente ma anche per l’immediato futuro. Se infatti alcuni locali hanno già chiuso, altri rischiano di fare la stessa fine.

VIDEO. L’intervista a Roberto Petrocco

“Lo smartworking ha portato un calo del 70-80% del nostro fatturato”, spiega Roberto Petrocco, titolare del Caffè Chamonix al civico 109 di viale Regina Margherita. “Questa nuova modalità di lavoro rischia di provocare una catastrofe maggiore del lockdown”, aggiunge. “La prima fase della pandemia è stata una brutta botta ma l’abbiamo assorbita”, prosegue, “ma questa nuova fase è davvero pericolosa. Pare che i dipendenti di Enel torneranno al lavoro in sede solo a fine anno. La conseguenza è che alcune pizzerie hanno già chiuso. E altri locali rischiano di non arrivare a settembre”, conclude.

A pochi passi incontriamo Carlo, proprietario del Centocinque caffè, che si dice molto preoccupato: “Così rischiamo di chiudere. Da quando abbiamo riaperto i nostri affari sono scesi dell’80%. Cerchiamo di resistere finché possiamo, ma se è vero che i lavoratori di Enel torneranno in sede a Natale, per noi sarà quasi impossibile restare aperti”.

Proseguendo a piedi lungo la via, si incappa in diverse serrande abbassate. Appena 50 metri separano la pizzeria napoletana Pummarè dalla pizzeria di Sisto. Entrambe hanno chiuso di recente per gli effetti del Coronavirus. Qui prima in pausa pranzo si faceva la fila per entrare. Se da Pummarè i lavoratori erano oltre dieci, da Sisto superavano la ventina.

VIDEO. Intervista alla titolare di Gruè

Ma c’è anche chi si sta salvando, grazie alla differenziazione delle proprie attività. È il caso di Gruè, la pasticceria al civico 95. Anche qui, il fatturato del locale è sceso del 60-65%. “La parte di entrate legate alla ristorazione l’abbiamo persa, ma per nostra fortuna sta crescendo il lavoro di pasticceria”, spiega Marta, la titolare. “Abbiamo clienti che vengono da fuori quartiere”. Più difficile la situazione per i locali che vivevano principalmente col pranzo degli uffici: “Ne risentono fortemente”, conferma Marta.

Felice e Marta, proprietari di Gruè