Trieste-Salario | Cesare Bocci

Cesare Bocci tra tv e la moglie Daniela

di Daniele Petroselli

Dopo la fiction, Cesare Bocci torna in tv ma stavolta vestendo i panni del divulgatore. L’attore, che con la moglie Daniela Spada gestisce la scuola “Cucina amore mio” a via Volsinio 19, infatti è alla guida del programma Mediaset “Viaggio nella grande bellezza“, sei puntate dove racconta con parole e immagini il nostro patrimonio artistico.

In realtà la prima puntata dedicata al Vaticano andò in onda nel 2019. Ma ora torna come guida d’eccezione con nuove puntate. E a chi lo descrive come l’Alberto Angela di Mediaset risponde: “Lo prendo come un complimento enorme, essendo suo grande fan: Alberto è bravissimo e io non riuscirei mai ad eguagliare né lui né il maestro Piero Angela”.

“Sono un divulgatore ma allo stesso tempo sono uno spettatore catapultato in luoghi meravigliosi, un ‘turista di lusso’ – ha raccontato Bocci in una intervista a Il Fatto Quotidiano -.  Perché è un lusso ritrovarmi da solo a visitare la Cappella Sistina accompagnato dalla direttrice dei Musei Vaticani. Se devo parlare di un quadro di Caravaggio, vado oltre la tecnica – che lasco spiegare agli esperti – e cerco di capire cosa c’è dietro quel dipinto. Magari i puristi o gli storici dell’arte storceranno il naso, ma l’obiettivo del ‘Viaggio nella grande bellezza’ è parlare a quante più persone possibili”.

Bocci è diventato famoso grazie all’interpretazione di Mimì Augello ne “Il commissario Montalbano“. Ma ora quello sembra un capitolo chiuso: “Il mio cuore mi dice che si è chiusa un’epoca, per altro in maniera alta ed enorme – ammette -. Montalbano in fondo è finito quando è morto Alberto Sironi: non c’è più lui, non c’è più quel gigante di Camilleri e nemmeno lo scenografo Luciano Ricceri. Per me sono stati vent’anni clamorosi, vissuti nella consapevolezza del grande privilegio di lavorare con professionisti immensi.

Mentre sul rapporto con la moglie, che anni fa, una settimana dopo la nascita della Mia, fu colpita da un ictus post parto, racconta: “Daniela rimase in coma per venti giorni, due mesi in neurologia e poi arrivò il tempo di una lunga riabilitazione in clinica. Abbiamo deciso di raccontare questa storia in un libro. Il messaggio? Che la vita ti riserva cose meravigliose ma anche curve pericolose e momenti terribili: tutto però va affrontato con determinazione. È vero, si cade spesso, ma bisogna rialzarsi per andare dietro l’angolo e vedere cosa c’è. I medici dicevano che Daniela non si sarebbe ripresa, io ho sempre pensato il contrario e ho avuto ragione”.


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