Argento si racconta tra sacro e occulto
In una intervista sul Corriere della Sera, il regista Dario Argento ha confidato di essere credente.
«Vado in chiesa ogni domenica – ha detto – faccio pure le letture. Sono un credente di ritorno. Ho studiato dagli Scolopi e da bambino ero devoto, poi sono diventato ateo. Quando è morto mio padre, però, è successo qualcosa. Sono entrato in una chiesa, mi sono messo a parlare con una monaca anziana. Da allora sono cambiato”.
Oggi il maestro dell’horror sarebbe “perso senza la fede”. E poi altre confidenze.
«Ho accumulato tante cose – ha continuato Argento – tante cose brutte dentro. Il litigio con mio fratello, per dire, mi ha fatto molto male. Ho anche avuto un amministratore che mi ha depredato. Ma al di là di questo, io ho indagato in cose che forse avrei dovuto lasciar stare».
E alla domanda cosa ha visto e che avrebbe preferito non vedere. Il regista ha risposto: «Ho voluto studiare da vicino i riti pagani dei vudù, per esempio. Ho fatto lunghi viaggi solitari ad Haiti, Martinica, Guadalupa. Ho visto con i miei occhi una donna diventare un serpente, muoversi come un serpente, aggredire un uovo come un serpente. Ho visto gli zombi. Sembravano addormentati. Erano drogati. Li ho raccontati a George Romero, mio grande amico, pace all’anima sua. Così come ne ho parlato a un altro mio amico, John Carpenter».
Eppure il maestro si interessa ancora di occulto.
«Ogni tanto – ha affermato – vado a trovare un sensitivo che si chiama Proverbio. Anche Fellini era appassionato dell’occulto. Raccontava che una volta Julius Evola gli mostrò la gamba paralizzata e gli disse, un po’ scherzando e un po’ no: colpa di tutto l’occulto che ho studiato. Fellini si mise una paura matta».
(Cristiana Ciccolini)