3 Maggio 2019 - 9:07 . Trieste-Salario . Cronaca
Casa, rifiuti, scuola e tanto altro: perché il quartiere boccia la Raggi
Chissà cosa penserebbe Jack Kerouac, l’autore de “Il libro dei sogni”, se potesse leggere il programma elettorale di Virginia Raggi. Oggi, al giro di boa del suo mandato di sindaco di Roma. Forse, invidia. Undici punti. “Undici passi per portare a Roma il cambiamento di cui ha bisogno”. Cambiamento, dalla mobilità allo sport, dalle politiche sociali alla scuola. Cambiamento. Questo era il comune denominatore. Il mantra. Un sogno.
Secondo il vicepresidente del II Municipio e presidente dell’assemblea regionale del Pd, Andrea Alemanni, in effetti un cambiamento c’è stato. In peggio. «Manca una visione strategica», commenta a RomaH24. D’accordo, che volete che dica l’opposizione? Magari, la stessa cosa che rivelano i numeri. Gli indicatori. Stando a quelli elaborati da “Nomisma”, società di analisi sull’economia reale, Roma è attualmente al 17° posto nella graduatoria, guidata da Milano, che misura la capacità di attrarre investimenti. Davanti a Roma ci sono piccoli e medi capoluoghi come Padova e Trento, ma anche Firenze (2° posto) e Torino (7°). Roma è depressa e deprimente. Ha perso appeal anche tra i turisti. Una ricerca di Euromonitor ha evidenziato come sia scivolata al 15° posto tra le città più visitate al mondo.
Secondo un sondaggio condotto il 9 gennaio da Swg, solo il 50 per cento degli elettori 5 Stelle dà un voto compreso tra 7 e 10 all’operato di questa giunta. Raggi è riuscita a bruciare metà del consenso persino tra la sua gente. Quel consenso che le permise, il 22 giugno 2016, di conquistare il Campidoglio con il 67,2 per cento delle preferenze, battendo Roberto Giachetti al ballottaggio. Il termometro del crollo dei 5 Stelle è nella sconfitta subita l’anno scorso nei Municipi III e VIII, tornati entrambi al Pd. Che già amministrava il I e il II Municipio.
Basterebbe affacciarsi alla finestra per capire il motivo. Strade dissestate e invase dall’immondizia, scuole affidate alle cure di Municipi senza risorse. E parchi senza giardinieri. Parchi che la Raggi voleva trasformare in «palestre a cielo aperto». Altro che Kerouac. Un dilettante, in confronto.