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Le moto, l’incidente e la rinascita, così Dado corre senza un braccio

di Daniele Petroselli

La passione e la tenacia possono tutto. E Corrado Caruso, alias Dado per gli amici, ne è l’emblema. Classe 1982, nato e cresciuto nel Trieste-Salario, sin da piccolo ha coltivato la passione per le moto. “Ho fatto tanto sport, poi mi sono dedicato alle moto. Vivo le due ruote da quando ho sei mesi. Da giovane, mio padre faceva qualche gara e mi ha trasmesso questa passione”.

Corrado Caruso sulla sua moto

Poi a vent’anni l’incidente stradale che gli ha cambiato la vita. “Sono stato dodici giorni di rianimazione, sembrava che non dovessi farcela ma mi sono ripreso. A causa del politrauma però ho riportato una lesione al plesso brachiale destro, che mi ha portato alla perdita dell’uso del braccio destro. Tutti mi dicevano che sarei tornato in moto, per farmi forza, ma non c’è stato nulla da fare. Ho provato di tutto e poi mi sono arreso, dedicandomi alla famiglia e al lavoro”.

Una carriera che lo ha portato ad essere socio e rappresentante legale di un laboratorio di analisi, nel nostro quartiere. Poi nel 2015 la svolta: “Andando al Motodays Roma, ho scoperto la Onlus Diversamente Disabili, di cui fanno parte tutti i ragazzi che hanno vissuto la mia esperienza e che sono tornati in moto, grazie a supporti tecnici e fisici – racconta Caruso -. Chiesi al presidente se avessi potuto tornare realmente a guidare e lui mi ha dato speranza. Ho passato un paio di giorni a riflettere e cinque giorni dopo ero già nel parcheggio di Vallelunga a provare la moto adattata e a ricominciare gli allenamenti. In sei mesi sono tornato in pista e sono subito andato a podio. E da lì non ho più smesso. Studio sempre nuove tecnologie per correre meglio e superare i miei problemi. Questo incontro mi ha davvero cambiato la vita”.

Corrado Caruso con i volontari di Diversamente Disabili

E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: gare appassionanti, moto che sfrecciano ad oltre 280 km/h, curve da motomondiale. “Sono anche caduto una volta e mentalmente per un po’ ho accusato il colpo – prosegue – ma piano piano ho ripreso confidenza e ora le scorie sono superate. Da dieci siamo diventati oltre trenta persone e il campionato è davvero avvincente. E il bello è che non siamo rivali ma tutti amici, pronti a studiare nuove soluzioni tecniche e stili di guida”.

Diversamente Disabili non si occupa più soltanto di chi vuole tornare in pista ma, come racconta Caruso: “È la prima associazione in Italia che ti permette di tornare su strada, preparando le persone alle prove per la patente speciale di guida. In più stiamo facendo educazione stradale nelle scuole e, dal 2017 ,anche la mototerapia negli ospedali, in particolare al Gemelli, dove abbiamo portato delle minimoto nei reparti. Oramai ci muoviamo su tutti i fronti, non solo in pista”.

Corrado con Loris Capirossi

La passione ha fatto davvero tanto, ma per coltivarla serve anche uno sponsor: “La nostra attività è poco conosciuta, quindi al momento ci autofinanziamo. Per questo cerchiamo un supporto economico per partecipare ai campionati. E da quest’anno non ci sarà solo il campionato nazionale, ma anche quello internazionale. Faremo diverse tappe in corrispondenza dei weekend di gara della MotoGP (il 19 maggio a Le Mans, ndr) e con la Superbike (Misano e Magny Cours, ndr). Già negli scorsi anni ho avuto modo di incontrare i piloti del motomondiale, da Valentino Rossi a Loris Capirossi, passando per Pecco Bagnaia e gli altri dello Sky Racing Team di Rossi. Correre in quelle piste, davanti a tanto pubblico, nello stesso weekend di gara, è stato davvero una grande emozione. Ora però cerchiamo chi ci sponsorizzi, per coltivare il nostro sogno”. Corrado Caruso e gli altri ragazzi ci credono, ora serve che qualcun altro creda in loro.

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