17 Febbraio 2019 - 15:28 . Coppedè . Cultura
Il medico di Lampedusa al salotto “La Linea d’Ombra”: “Vi racconto la mia tragedia”
“Dobbiamo ritrovare la nostra umanità perduta, che è fatta di valori come il rispetto, l’accoglienza, la fraternità e l’amore”. Sono le parole cardine dell’intervento del dottor Pietro Bartolo, medico che dal 1991 si occupa del poliambulatorio di Lampedusa, che sabato sera è stato ospite del salotto letterario del Trieste-Salario, “La Linea d’Ombra”. Nella casa di Francesca Piro, organizzatrice dell’iniziativa, c’erano persone di ogni età, compreso un gruppo di studenti di una scuola di periferia, l’IC Fidenae.
Bartolo ha raccontato ventotto anni di lavoro sul campo in quello che ormai è il salvagente dei migranti in viaggio dalle coste africane verso l’Europa. “Dobbiamo fermare il genocidio che sta avvenendo nel Mediterraneo”, ha dichiarato con gli occhi lucidi il medico, che da tre anni a oggi non si ferma un weekend. Lavora dal lunedì al venerdì e poi trascorre i fine settimana a incontrare le persone di tutta Italia, mostrando con foto e video quello che accade a Lampedusa. Sono immagini che non si vedono al telegiornale e molti del pubblico sono rimasti scossi. Silenzio totale e grande partecipazione, perché con Bartolo si passa dai ricordi dolorosi agli incubi, fino alle storie di salvezza.
“Se c’è un fatto grave in mare – ha poi proseguito Bartolo – ognuno di noi deve fare la sua parte. Nella mia vita ho fatto più di mille ispezioni cadaveriche e ogni volta rimango scosso. Ma poi vado avanti perché noi di Lampedusa non abbandoniamo chi è in difficoltà. I migranti però non vanno solo accolti, ma anche integrati. E questa può essere una grande opportunità per tutti”.