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Editoriale: quanto piace al Comune menare sul quartiere

di Luigi Carletti

La sperimentazione delle strisce blu a pagamento per i residenti, che doveva partire in questi giorni, non è partita. Viale Libia e viale Eritrea per adesso continuano a seguire le vecchie regole. Ma il provvedimento del Campidoglio non è stato ritirato. È solo rimandato. Della serie: facciamo passare il Natale e poi ci riproviamo. E infatti perfino la Lega ha protestato contro la giunta Raggi sostenendo che – trattandosi di semplice rinvio – il tema si ripresenterà pari pari nel 2019. Torneranno le lenzuola bianche ai balconi e alle finestre per contestare platealmente questa amministrazione. Torneranno a insorgere i comitati e le associazioni. Ma sarà tutto inutile: la giunta non tornerà indietro perché il (suo) popolo lo vuole. Quel popolo che sta sui social e nei quartieri dove Grillo ricorda tanto l’uomo della provvidenza.

Accanimento terapeutico
Quest’idea di far pagare le strisce blu ai residenti del Trieste-Salario, sa molto di “accanimento terapeutico” della giunta Raggi contro una parte di elettorato romano che si ostina – chissà perché – a non votare Cinquestelle. L’impressione è che oggi, se in Campidoglio si deve sperimentare qualcosa di particolarmente antipatico e spinoso, il Trieste-Salario venga ritenuto il laboratorio ideale. Perché nel Trieste-Salario, in definitiva, abita quel ceto borghese e intellettuale che tanto i grillini non li voterà mai, insomma quella sinistra benestante, detta anche “sinistra al caviale”, che se si può stangare, perché no, così impara a stare dalla parte giusta.

Dagli alberi al Tmb
Ovviamente questa è ben più di un’impressione, perché in questi due anni e mezzo di non-governo della Capitale, l’ineffabile sindaca Virginia Raggi, con l’allegra compagnia di esperti amministratori da cui è circondata, ha fatto di tutto per penalizzare questo quartiere. E non crediamo che la minisindaca Francesca Del Bello sia impazzita, se oltre un anno fa ha presentato un esposto in procura per denunciare l’atteggiamento del Comune nei confronti del II Municipio. A cominciare dagli interventi spettanti per legge al Campidoglio su strade, rifiuti e verde pubblico, e naturalmente rinviati di settimana in settimana, di mese in mese, con il risultato che oggi alcune zone di questo quartiere sembrano scenari post-bellici: alberi sdraiati sull’asfalto da mesi, marciapiedi pieni di buche e completamente al buio di sera, segnaletica carente se non inesistente, cassonetti rigurgitanti perché non svuotati per giorni. Per non parlare poi della vicenda Tmb, dove un incendio ha fatto le veci, traumaticamente, della giunta e dei suoi vari esperti, contrari a chiudere immediatamente un impianto chiaramente dannoso e pericoloso, perché incapaci di trovare soluzioni alternative. E potremmo continuare con gli esempi, tutti documentati e documentabili. Tutti raccontati puntualmente, giorno dopo giorno, da RomaH24.

I pasdaran grillini
Va da sé che se (evidenze alla mano) contestiamo l’operato della giunta Raggi, i pasdaran grillini della prima e dell’ultim’ora (più esaltati gli ultimi dei primi) si adontano e partono con le loro intemerate sui social. La più spassosa è quella che consiste nell’affibbiare patenti ed etichette a chi osa criticare. “Piddino” è la loro “contumelia” preferita, come se essere del Pd possa essere considerato un reato o una vergogna da emendare… Poveracci dal post facile. Si può solo classificarli così. E poiché non siamo mai stati iscritti ad alcun partito se non a quello della cronaca, ci viene facile sorridere di certi “giudizi”. Ovviamente non ci sfugge la matrice volgarmente fascista di alcuni atteggiamenti dei Cinquestelle, il cui caos mentale fa dubitare non solo della loro capacità di governare un qualsiasi condominio, ma anche della possibilità di comprendere minimamente le sfide che ci attendono già oggi e nei prossimi anni.

La musica è finita?
Non è un caso che attualmente, a Roma, tra le prime forze di opposizione ai grillini ci sia la Lega, alleata di governo a Palazzo Chigi, ma pronta a dare battaglia nella Capitale. Non sarà che per i Cinquestelle sta già suonando la sigla di chiusura? L’impressione è questa, e chi li frequenta con assiduità se ne è accorto prima degli altri. La musica è finita, gli amici se ne vanno e Roma sta come sta: mica tanto bene.
Auguri per un 2019 migliore.
Non ci vuole poi molto.

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