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Minicar, storia di un fenomeno che non conosce crisi
di Camilla PalladinoNuove, fiammanti, rumorose. E soprattutto, modificate. Sono le minicar, le macchinette: auto a misura di minorenne. Questo almeno dice la legge, che ne consente l’uso fin dai 14 anni d’età. Nel Trieste-Salario se ne vedono in ogni angolo. Anzi, si può dire che il nostro quartiere sia il vero e proprio regno delle minicar. È un fenomeno che non conosce crisi. E che anzi, con la fine della scuola e con i relativi premi per una promozione condita da una brillante pagella, sta per conoscere il consueto picco annuale.
Elaborazioni fuorilegge
Spesso, le vetturette vengono truccate per aumentarne la velocità, ma anche per migliorarne l’estetica, da proprietari adolescenti che si prendono beffa dei limiti imposti dalla legge, secondo cui le minicar dovrebbero pesare 425 chili e avere una velocità massima di 45 chilometri orari. Ma non solo. Possono essere guidate dai ragazzi di appena 14 anni, nella maggior parte dei casi all’oscuro delle principali norme del codice stradale e quindi indisciplinati. Il II gruppo della polizia di Roma Capitale ha messo nel suo programma di prevenzione pro-sicurezza un giro di vite. Un’azione che punta a colpire non le macchinette, bensì le elaborazioni fuorilegge, per quanto queste auto a dimensione di ragazzo – anche in condizioni normali – siano oggettivamente più pericolose delle auto “normali”, come hanno evidenziato i crash test svolti su questi quadricicli dall’organismo internazionale Euro Ncap nel 2016. I risultati sembrano allarmanti. Nessuno dei veicoli testati si è avvicinato, neppure lontanamente, alla sufficienza. Trattandosi però di quadricicli, le minicar non sono soggette agli stessi parametri di sicurezza imposti per le auto dei “grandi”. Quindi via libera.
Un fenomeno in crescita
Stando ai dati Aci, in Italia il mercato dei quadricicli è in espansione, con un aumento di quasi duemila nuove minicar immatricolate solamente tra il 2014 e il 2017. Secondo Ancma, l’Associazione nazionale ciclo motociclo e accessori, le vendite sono tornate a salire dopo un breve periodo negativo nel 2014, facendo registrare un incremento del 64 per cento tra il 2015 e il 2017. Sempre in base alle cifre diffuse da Ancma, in tutta Italia sono presenti circa 80 mila minicar, di cui il 15 per cento (circa 12 mila esemplari) solo nella Capitale.
Quanto costano le modifiche
Il motivo per cui le minicar sono diffuse, soprattutto in determinati quartieri come il nostro, è che non si tratta di vere e proprie automobili, a dispetto di costi invece decisamente simili. Basta fare un giro sui siti delle principali aziende produttrici di macchinette – Ligier, Microcar, Chatenet e Aixam – per rendersi conto della fascia media dei prezzi. Per entrare in possesso di uno degli ultimi cinque modelli realizzati dalla Ligier non si spendono meno di 11.800 euro. L’importo è leggermente inferiore se si punta su una macchinetta firmata Microcar: si parte da una cifra minima di 9 mila euro. Il prezzo medio di una Chatenet si aggira intorno ai 14.500 euro per gli ultimi quattro modelli, mentre Aixam è il brand che offre la gamma più vasta di prezzi: da un minimo di 8.500 fino a un massimo di 20 mila. «Se la vuoi nuova – conferma un meccanico dalle parti di Ponte Milvio, molto conosciuto dai ragazzi che vivono in tutta Roma nord – puoi spendere dagli 8 ai 16 mila euro. Se la prendi usata, invece, i prezzi calano: tra i 3 e i 10 mila euro. In più, se compri una macchinetta usata, magari la trovi già elaborata». Già, perché al prezzo di vendita del veicolo si aggiunge quello delle modifiche che gli adolescenti fanno realizzare a meccanici disponibili a metterci le mani. Il lavoro principale si compie sulla velocità: spendendo al massimo 100 euro, un minorenne può uscire dall’officina con una minicar in grado di raggiungere i 90 all’ora. E si tratta di un procedimento semplice. Si leva il diaframma, si modifica il variatore o si allarga la pompa del gasolio: il gioco è fatto. «Almeno così non intralciano il traffico – prova a giustificarsi il meccanico – perché, diciamocelo, i 45 chilometri orari standard rappresentano una velocità ridicola». Ridicola? Gli esperti di frenate e collisioni non la pensano nello stesso modo.
Estetica mon amour
E oltre alle prestazioni, c’è chi pensa all’estetica. Raccontano in questa officina: «Per i cambi dei pezzi sportivi? Non c’è problema. Le cifre sono sempre accessibili, soprattutto se compri una minicar usata, perché i pezzi sono meno richiesti». Si può montare praticamente di tutto: luci al neon o di colori diversi, pomelli del cambio, volanti per auto sportive, stereo potentissimi, sedili di ogni tessuto, tappetini, paraurti sportivi. I prezzi variano in base a ciò che si acquista. Gli appassionati possono arrivare a spendere migliaia di euro per elaborare le proprie minicar.
I rischi per chi le guida
Nonostante l’enorme crescita del mercato delle minicar, non tutti i meccanici cedono alla tentazione del guadagno facile. Roberto, titolare di un’officina in via Adige, è uno di loro. Spiega: «Ormai quasi più nessuno viene a chiedermi delle modifiche. Lo sanno che non le faccio. Non voglio passare dei guai. Ma ci sono anche ragazzi che quando incassano da me un primo no, sa che fanno? Ritornano. Con i genitori. Mi dicono “dai, giusto quel minimo…”. Ma come fai a stabilire quanto sia quel minimo? E poi è pericoloso, oltre che illegale. Perché se modifichi un veicolo che non potrebbe raggiungere una certa velocità, dovresti intervenire anche sui freni». Peccato che non lo faccia nessuno: rendere la vettura più sicura, oltre che più potente, fa lievitare i costi. E neppure i ricambi sportivi sono legali. «I pezzi sostituiti dovrebbero prima passare per la motorizzazione, per essere omologati. Ma non passerebbero mai l’esame», avverte Roberto. A seconda delle modifiche realizzate sulle minicar, i ragazzi che vengono fermati dalla polizia rischiano di essere sanzionati con multe salate, che vanno dai 400 ai 1.500 euro, senza contare il fermo amministrativo del mezzo. Ma c’è un altro rischio a cui vanno incontro i ragazzi del quartiere. Un rischio che non ha prezzo: quello di perdere la vita, pur di sfoggiare per le strade del quartiere la macchinetta più veloce, più rumorosa, o più ricca di gadget.