10 Luglio 2018 - 12:07 . Africano . Cronaca
Impegno e lotta al terrorismo. Il quartiere ricorda il giudice Vittorio Occorsio
“Pochi giorni prima di morire a mio padre venne tolta la scorta: chi sparò, evidentemente, era ben informato”. Con queste parole, Eugenio Occorsio ha ricordato il padre, il giudice Vittorio Occorsio, nel corso della commemorazione tenutasi questa mattina a Villa Leopardi.
La mattina del 10 luglio di 42 anni fa, era il 1976, all’incrocio tra via Mogadiscio e via del Giuba, la macchina su cui viaggiava il magistrato, una Fiat 125 special, fu raggiunta da una raffica di mitra che non lasciò scampo a Occorsio. Autore dell’agguato fu Pierluigi Concutelli, uno dei leader del movimento di estrema destra, Ordine Nuovo. Negli anni precedenti Vittorio Occorsio aveva lavorato alle indagini relative alla strage di piazza Fontana, partecipando al processo, così come per quelli a carico degli esponenti di Ordine nuovo. Fu anche grazie al suo impegno che si arrivò all’applicazione della legge Scelba (la legge che vieta la riorganizzazione del partito fascista, ndr), per la prima volta nella storia repubblicana, e allo scioglimento di Ordine Nuovo.
Una manifestazione sentita, quella di oggi, a cui ha preso parte una folla commossa di familiari, rappresentanti della politica, della magistratura e del giornalismo. Oltre al direttore de L’Espresso, Marco Damilano, che ha ricoperto il ruolo di “moderatore” della cerimonia, si sono alternati gli interventi di Luca Bergamo, vice sindaco di Roma, Giovanni Salvi, procuratore generale di Roma, Alberto Macchia, consigliere della Corte di Cassazione e Gianni Letta, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
“Lavorò nel contesto di un mondo viscido, torbido, un crocevia di terrorismo nero e rosso – ha ricordato Marco Damilano – logge massoniche, poteri occulti e non fu mai complice. La democrazia ha vinto, ma resta una ferita insanabile per la famiglia e lo stato”.
“Ancora oggi non sappiamo se fu un gesto isolato, o se l’assassino agì all’interno di un disegno più ampio”. Parla con parole commosse Eugenio Occorsio, il figlio del giudice. “Pochi giorni prima a mio padre era stata tolta la scorta evidentemente chi sparò era bene informato. Mi auguro che la verità emerga. A noi resta il ricordo che non verrà mai sepolto”.
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