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Botteghe storiche: qualità e fiducia per combattere la crisi
di Federica CapatiLe botteghe storiche del Trieste-Salario resistono ancora. Nonostante abbiano pagato, o meglio stiano ancora pagando l’avanzata della grande distribuzione – sia dei supermercati che dei grandi magazzini – alcuni negozi sono diventati ormai dei punti di riferimento per tutti i residenti. E infatti chi non conosce la pasta all’uovo Gatti, la pasticceria Marinari, l’enoteca Focarello, la Madia. Secondo i dati recentemente pubblicati dalla Confcommercio, oltre la metà degli italiani è tornata a fare la spesa nei supermercati sotto casa. Ma che ne è dei fruttivendoli, delle macellerie, dei piccoli alimentari del quartiere? Resistono. Tengono duro puntando su due cavalli di battaglia. Qualità e fiducia.
“La crisi l’abbiamo sentita e la sentiamo ancora – spiega Carlo Focarello, titolare della enoteca che sin dal 1952 sta in via Scandriglia – ormai un vino discreto si trova anche nei supermercati e questo ci penalizza molto. A volte però la qualità conta ancora e qualcuno si affaccia chiedendo un vino pregiato”. Tutti i negozi del quartiere confermano lo stesso dato. È la qualità che fa la differenza. “Per questo noi e altri storici del quartiere ci siamo dovuti adattare – racconta Carlo Ferrario, responsabile della produzione della pasta all’uovo Gatti in via Nemorense – abbiamo alzato lo standard di qualità, perché anche nella grande distribuzione si possono trovare buoni prodotti. Alzando la qualità però, abbiamo notato che i cittadini sanno ancora distinguere la differenza tra prodotti freschi e confezionati”.
L’altro grande punto di forza delle botteghe storiche è la fiducia dei clienti affezionati. “Ci sono alcuni prodotti come la carne che la gente preferisce acquistare da qualcuno di fidato – dice Francesco Riggi, titolare di una macelleria in viale Eritrea – c’è anche da tenere conto che l’alimentazione è cambiata. Gli italiani non fanno più il pranzo di una volta, le donne devono lavorare e cucinano sempre meno”. Ed ecco che è più facile approdare in un supermercato, comprare cibi pronti o di facile preparazione.
Qualità e fiducia sono le armi dei negozi di quartiere. Ma basteranno? Giulio Anticoli, presidente delle botteghe storiche di Roma e di Assomalia, l’associazione di commercianti di viale Somalia, pensa di no. O meglio, non del tutto. “La percezione che ci sia la voglia dei cittadini di tornare alle botteghe storiche c’è – racconta Anticoli a RomaH24 – ora però bisogna agire”. Quello che serve, secondo Anticoli, è un intervento da parte delle istituzioni sui problemi del territorio. “Il degrado, la carenza di parcheggi, il traffico. Sono tutti aspetti che allontanano i cittadini e li spingono nelle braccia dei centri commerciali – spiega Anticoli – Proprio per questo motivo stiamo cercando di sensibilizzare le istituzioni a intervenire su questi problemi, soprattutto sui parcheggi”.