2 Luglio 2018 - 13:39 . Porta Pia . Cultura
Raccontare il quartiere partendo dalle persone. Il progetto di Annamaria Calore
Parlare di se stessi, descrivere la storia di una vita. Raccontare il proprio passato, i successi ma anche gli errori. Ripensare alle proprie origini. “Raccontarsi raccontando” permette di fare tutto questo. “Raccontarsi raccontando” è un’associazione nata cinque anni fa grazie ad Annamaria Calore, presidente e socia fondatrice che si occupa di raccogliere testimonianze e narrazioni di persone, trascriverle e formare un archivio di voci del quartiere.
“Già dal nome ho voluto chiarire di cosa si tratta – racconta Annamaria – ho voluto usare un presente e un gerundio. Ci si ingarbuglia quasi a dirlo. Meglio così, almeno si riflette quando si legge il nome”. Annamaria, un’energica signora di quasi 70 anni, abita in via Alessandria. Tiene molto al suo progetto. Figlia di un aviatore, ha sempre avuto la passione della storia. Della storia vista dal basso, non della “grande storia”, come la chiama lei. Sin da ragazza, quando lavorava in banca, è sempre stata attenta ai dettagli. “Quelli non mi sfuggono mai”, dice con un sorriso.
Come funziona l’associazione? “All’inizio siamo andati porta a porta, di negozio in negozio – spiega Annamaria – e da subito, pur essendo sempre vissuta nel quartiere, ci siamo fatti conoscere. Ma soprattutto noi abbiamo conosciuto loro. Chi vive il quartiere. Chi è il quartiere”.
Quindi le prime storie sono state quelle di Daniela, la titolare del negozio di pasta fresca che sta lì dal 1936 e che ha ereditato da suo padre, di Nilù la collaboratrice domestica dello Sri Lanka, che racconta la storia del suo paese. Di Enzo, che vive al civico 63 di via Alessandria, che faceva la guardia al Vittoriano e racconta delle straniere che si facevano le foto con lui. Sono storie di vita, sono storie umane che danno uno spaccato del quartiere.
“Mentre la persona si racconta, non può prescindere dal raccontare il contesto sociale in cui si trova. Ognuno ne è profondamente immerso – spiega – io in fondo non faccio altro che accendere il registratore e ascoltare. Non faccio domande, semmai solo alla fine chiedo se si vuole tornare su qualcosa”. Una volta ascoltata e registrato il racconto, Annamaria trascrive e compone una storia. Dopo, avviene la parte più difficile. “Nel momento in cui racconta, la persona si libera di una forte energia – chiarisce – e non sempre si rende conto di cosa abbia detto. Per questo, io stampo la prima copia e chiedo se ci siano delle cose da cancellare. È un momento molto delicato, in cui si prende una forte consapevolezza di sé”.
Una volta avuta l’approvazione, Annamaria pubblica la storia sul sito www.raccontarsiraccontando.it. Lì nell’archivio si trovano le voci del quartiere. Le storie che i volti del territorio hanno voluto donare ad Annamaria e a tutti noi.
“Viene un’età in cui c’è bisogno di conoscere le radici, di lasciare un sapere a chi verrà dopo – conclude con un sorriso – non bisogna dimenticare mai la storia. Anche così si tutela la collettività”.