Trieste-Salario | Articoli

Opere incomplete e lavori mai fatti. Il caos parcheggi

di Daniele Galli

Chiamateli pure “parcheggi fantasma”. Sono i tremila posti che mancano all’appello di un quartiere al collasso, che vive – anzi, sopravvive – con la cronica sindrome da doppia (e tripla) fila. Il conto è presto fatto.
Sono 1.932 i posti auto che potrebbero essere realizzati dai costruttori nel Trieste-Salario, stando alla delibera n.79/2017 dell’Assemblea capitolina. Il documento recepisce i tagli al Pup, l’acronimo di Piano urbano parcheggi. A questi 1.932 posti bisogna aggiungere i 430 del multipiano al mercato Trieste di via Chiana, i 283 del parking di scambio sotto la metro di piazza Annibaliano e gli altri 500 di un presunto parcheggio sotterraneo a Porta Pia, di cui forse solo i residenti sono a conoscenza. A questi, andrebbero aggiunti i circa 150 stalli su strisce blu che giocoforza si perderanno con la realizzazione di una pista ciclabile sulla Nomentana. Su quest’ultimo punto il II Municipio è corso ai ripari, chiedendo al dipartimento Mobilità e trasporti di Roma Capitale di estendere ai residenti del quadrante Salario 02 la sosta gratuita nelle aree a pagamento del Nomentano 01.
Questo, in termini numerici, è il quadro complessivo. Risultato: un quartiere grande come una città con pochissime possibilità di parcheggio.

Porta Pia tra leggenda e realtà
Porta Pia è un caso limite. Anzi, un mistero. Di questo parcheggio sotterraneo, al Campidoglio non sa niente nessuno. L’assessorato alla Città in movimento, alias Mobilità, cade dalle nuvole. Gli uffici tecnici del II Municipio fanno sapere che là sotto non c’è nulla. È vero – dicono – un parking si sarebbe dovuto realizzare nel ’60, in occasione dei Giochi di Roma. Ma non se ne fece più niente, sempre secondo il Municipio, perché mancavano le metrature adeguate. «È solo una leggenda metropolitana» taglia corto l’assessore all’Urbanistica, Gian Paolo Giovannelli, interpellato RomaH24.
Eppure, già dieci anni fa il quotidiano “Libero” aveva riportato le parole dell’allora segretario aggiunto del sindacato Cisl dei vigili urbani, Gabriele Di Bella: «L’epicentro del parcheggio è proprio sotto il Monumento al Bersagliere. Per aprire l’autorimessa basterebbero pochi mesi di lavori. Le rampe di accesso sono già predisposte, finiscono in corrispondenza proprio delle scale pedonali».
La presidente del II Municipio, Francesca Del Bello, ammette l’esistenza dell’area, ma ne sminuisce l’importanza: «Io ci sono stata – dice a RomaH24 – e ho visto che quella zona è divisa in due tronconi, è priva di rampe e comunque non potrebbe ospitare complessivamente più di centosessanta macchine. Non sembra essere stato concepito come un parcheggio».
La redazione di RomaH24 ha chiesto al comando della polizia di Roma Capitale il permesso di accedervi. Al momento di andare in stampa, però, non ha ancora ricevuto risposte. Stando alla più che attendibile testimonianza della presidente Del Bello, lì c’è comunque un’area realizzata a spese dei contribuenti. Presumibilmente, centinaia di milioni di vecchie lire. Oggi milioni di euro. Denaro dei cittadini romani. Soldi buttati, almeno per il momento.

Lo stallo del mercato Trieste
È un fantasma il parcheggio sotterraneo a Porta Pia. E come fantasmi sono svaniti anche i posti auto in via Chiana 105. “Temporaneamente chiuso dalle ore 00.00 del giorno 17/12/2017”. Temporaneamente. C’era scritto così sull’avviso rivolto ai 430 possessori di un posto nel parking multipiano di Atac, proprio sopra al mercato Trieste. Cinque mesi dopo, il parcheggio è ancora off limits. A determinarne la chiusura è stata la necessità di adeguare lo spazio alle certificazioni di sicurezza richieste per legge. Per conto del dipartimento Mobilità di Roma Capitale, il II Municipio ha già speso circa 30 mila euro per ristrutturare i piani rialzati e ne destinerà altrettanti per terminare i lavori.
Ne servono però altri 150 mila per mettere a norma l’impianto elettrico del seminterrato. Soldi che il Comune al momento non ha. «Lì si intrecciano le utenze del mercato rionale – spiega Del Bello –. E questo rende più costoso l’importo dei lavori da eseguire». Gli operatori commerciali sono disposti a pagare di tasca loro, ma in cambio chiedono la gestione del piano. La situazione è di stallo totale. Un disagio non piccolo per i residenti, che devono cercare parcheggio in una delle zone più trafficate del quartiere. “Temporaneamente”, sia chiaro.

Il degrado di piazza Annibaliano
Non stanno meglio gli abitanti di piazza Annibaliano. Il progetto della stazione metro B1 prevedeva anche la costruzione di un parcheggio di scambio. Avrebbe dovuto essere inaugurato nel 2014. Quattro anni dopo, la rimessa è ancora chiusa. Semplicemente perché i lavori non sono mai stati ultimati e non è mai stato pubblicato il bando per la concessione della gestione. Il parking interrato potrebbe accogliere 282 auto. In una nota, l’assessore alla Città in movimento, Linda Meleo, ha annunciato a febbraio di «avere reperito e destinato fondi europei Por-Fesr (il Fondo europeo per lo sviluppo regionale, ndr) per il completamento dei lavori». Ha spiegato l’assessore: «Le risorse sono state inserite in bilancio e, secondo le stime, in un anno si arriverà all’affidamento dei lavori. Nel frattempo sono in corso le progettazioni definitive ed esecutive dei due parking (l’altro è quello della metro Conca d’Oro, che versa nella stessa situazione, ndr), che permetteranno di andare a gara». In un anno? In un anno. Nel frattempo i residenti si arrangiano e tutto intorno regna la sosta selvaggia.

Quei box mai nati
Una soluzione ci sarebbe, sulla carta. Si chiama Pup, Piano urbano parcheggi. È un provvedimento figlio di una legge dello Stato voluta nell’89 dall’allora ministro per i Problemi delle aree urbane, Carlo Tognoli, per incentivare la costruzione di nuovi posti auto nelle grandi città. Al netto degli oneri concessori a loro carico, i costruttori fiutarono l’affare e fioccarono i progetti. Ventinove anni dopo, però, il quadro è cambiato. Complice l’alto costo dei box interrati, in molti quartieri la domanda è crollata e qualcuna di queste aziende è pure fallita.
Analizzando la mappa dei Pup tracciata da Roma Capitale nel 2015, emerge come spesso non ci sia traccia dei cantieri, nonostante le ditte abbiano i titoli per costruire. È il caso dei (potenziali) parcheggi in piazza Sabazio, in via Parenzo e in piazza Trento, a due passi dal liceo Giulio Cesare. O di quello a largo Somalia: 148 posti auto di un box che non vedrà mai la luce. Avrebbe dovuto realizzarlo la Parcoop Srl. «Non ci sono più le condizioni economiche. Il 90 per cento dei progetti di garage privati a Roma non saranno eseguiti. Pensi che al Prenestino sono rimasti liberi dei box che abbiamo messo in vendita a prezzo di costo», racconta a RomaH24 Vittorio Di Giacomo, il direttore di Di.Cos. Spa, che con Parcoop intrattiene rapporti strettissimi.

Il caso di piazza San Saturnino
Proprio questo soggetto misto Parcoop-Di.Cos. è direttamente coinvolto nel caso del Pup di piazza San Saturnino, 148 box disposti su due piani interrati. Il 14 giugno 2016, la seconda sezione bis del Tar del Lazio ha accolto il ricorso di alcuni residenti «nella piazza o nelle sue immediate vicinanze (via Topino, piazza Verbano)», per usare le parole della sentenza, annullando l’autorizzazione concessa da Roma Capitale il 12 aprile 2013. I cittadini – ai quali il tribunale ha riconosciuto «un interesse giuridicamente qualificato» – avevano impugnato il provvedimento temendo per la stabilità dei condomini adiacenti il futuro garage. La mente va alla tragedia sfiorata quest’anno alla Balduina, dove l’apertura di un cantiere ha generato una voragine che ha inghiottito parte di via Livio Andronico.
Il Tar ha accolto il ricorso dei cittadini, però, sulla scorta di un’altra motivazione: sebbene l’ordinanza comunale concedesse il permesso di costruire solo su piazza Verbano e piazza San Saturnino, Parcoop aveva esteso l’intervento edilizio anche su via Topino. Incassata la bocciatura, il costruttore è pronto ora a proseguire il dialogo con Roma Capitale.
Quello di piazza San Saturnino è l’unico parcheggio privato per il quale Parcoop-Di.Cos. non solo non ha perso interesse ma ha addirittura rilanciato, sollecitando Roma Capitale a farle sapere cosa intenda fare. La lettera è stata spedita a fine aprile.
«Ma non vogliamo fare la terza guerra mondiale con gli inquilini dei palazzi accanto», avverte Di Giacomo. Che sulla paura dei residenti per una nuova via Livio Andronico nel quartiere Trieste, sbotta: «Ma le pare che una ditta avvierebbe mai dei lavori, se ci fosse anche la minima possibilità di cedimenti strutturali degli edifici circostanti?».
Questo, ad oggi, è il desolante panorama dei parcheggi nel Trieste-Salario. Tra ditte che non trovano più vantaggioso investire nel settore e combattive associazioni di quartiere che vedono come fumo negli occhi queste forme di imprenditoria. In mezzo c’è un’amministrazione che strizza l’occhio a bici e funivie urbane, ma non riesce a completare opere strategiche per la viabilità. E quindi, anche per la vivibilità.

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