15 Aprile 2021 - 10:20 . Trieste-Salario . Cultura
“Civico Giusto”, il Municipio omaggia chi non si voltò dall’altra parte durante la Shoah
di Antonio Tiso
Il loro coraggio e l’altruismo hanno cambiato destini e vite. Sono i cittadini romani che, rischiando in prima persona, aiutarono, soccorsero, nascosero, anche per mesi, chi era perseguitato durante l’occupazione nazifascista di Roma. Ora una targa con l’immagine del carrubo – l’albero dei Giardino dei Giusti in Israele – sarà apposta là dove vissero.
Il Consiglio del Municipio II ha approvato la proposta di adesione della presidente della Commissione Urbanistica Valentina Caracciolo al progetto del “Civico giusto”. L’iniziativa vuole rendere omaggio proprio a quei cittadini eroici che, in tutta Europa, non voltarono la testa dall’altra parte, facendo finta di non vedere ciò che stava accadendo in uno dei periodi più drammatici per il nostro continente.
L’obiettivo è quindi quello di “segnare e riconoscere” in maniera tangibile, quelle case che, grazie al coraggio degli abitanti, sono stato il sicuro rifugio di chi veniva braccato dai nazifascisti
“Il progetto è dell’associazione Roma Best Practice Award di Paolo Masini, vice presidente della Fondazione Museo della Shoah – spiega Valentina Caracciolo –. L’abbiamo accolta con entusiasmo, nonostante l’ostruzionismo sciocco e miope di certa opposizione, anche perché saranno coinvolte le scuole del territorio. La targa infatti conterrà un QR Code scaricando il quale sarà possibile ascoltare la storia di quel civico giusto raccontata dagli studenti delle scuole del quartiere. La memoria è un dovere, sono le nostre radici, e non c’è niente di più bello se a raccogliere il testimone sono i ragazzi”.
L’Italia conta 682 “giusti tra le nazioni”. Tre di essi vivevano e lavorarono nel Trieste-Salario: erano un poliziotto, un religioso e un commerciante.
Angelo De Fiore fu il vicequestore dirigente dell’Ufficio stranieri. Durante l’occupazione tedesca di Roma nel 1943-44 salvò la vita a centinaia di ebrei, falsificandone i documenti.
Fratel Alessandro Di Pietro, nel 1943-44, come direttore del San Leone Magno, nascose nell’istituto diversi ragazzi ebrei e i loro insegnanti sfuggiti alle prime retate dopo l’occupazione di Roma. All’epoca la scuola cattolica si trovava nella vecchia sede di via Montebello.
Nel 1943 Armando Savi protesse due commercianti ebrei di via Alessandria, nascondendoli in cantina. I due giovani trovano rifugio in un vano celato da un mobile.
Questo il sito web del progetto: https://ilcivicogiusto.com/