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“Noi, carabinieri, così lavoriamo in prima linea”
di Paolo Riggio“Noi non abbiamo paura. E poi siamo forniti di ogni presidio sanitario. Dobbiamo contribuire a porre fine a questa gravissima emergenza sanitaria. E con l’aiuto dei cittadini – a cominciare da quelli del Trieste-Salario, che stanno rispettando le regole – ce la faremo”. Il capitano dei carabinieri Alessandro De Venezia – 36 anni, di Treviso, una passione per l’Arma che risale all’infanzia – fissa una macchina che percorre lentamente viale Regina Margherita. Paletta su. L’automobilista accosta. È sabato 11 aprile, ma potrebbe essere benissimo un qualsiasi altro giorno di questa storica quarantena che ha costretto tutti a restare a casa. Qualcuno però, per il bene di tutti, deve sorvegliare. Qualcuno rischia ogni giorno per farlo. Sono gli agenti della polizia di Stato, sono le divise di Roma Capitale, sono i militari della Guardia di finanza. Sono le donne e gli uomini dell’Arma dei carabinieri.
UNA DONNA AL COMANDO
Per capire cosa significhi essere in prima linea nella lotta contro il Covid-19, per raccontare questa mattinata di controlli nel quartiere, bisogna riavvolgere il nastro. Sono le 10.24 quando due gazzelle dei carabinieri del Comando centrale Parioli escono dal civico 45 di via Gualtiero Castellini. A bordo di una delle due c’è il capitano Annamaria Putortì. Ha 30 anni, un accento che svela origini meridionali e un carattere e un curriculum grandi così. Diversamente, non si diventa capitani dei carabinieri a 30 anni. Per aiutarvi a inquadrarla, una volta disse: “Sono un carabiniere, non una carabiniera. E sono il Capitano e non la Capitana, perché il grado non identifica il genere”. Ecco.
IL POSTO DI BLOCCO
Dieci minuti. Non di più. Tanto impiegano le auto dei carabinieri a raggiungere piazza Sant’Emerenziana. Occupano entrambi i lati dello slargo. Sia chi proviene da viale Libia, sia chi giunge da viale Eritrea, è costretto a fermarsi.“Dove sta andando? Ce l’ha l’autocertificazione? Fornisca patente e libretto”. I carabinieri lo ripetono a ogni controllo. La formula è sempre la stessa. Alle spalle di Putortì scorgiamo la sagoma di un altro ufficiale. È quella del capitano De Venezia. Chi ha memoria, ricorda ancora oggi il suo impegno nella battaglia contro il bullismo nel Trieste-Salario. Proprio a RomaH24, nel 2018 De Venezia chiese ai genitori di diventare loro alleati. Oggi, il capitano torna a rivolgere un altro appello. Stavolta, è diretto a tutti, non solo agli adulti: “I comportamenti dei singoli possono contribuire in maniera decisiva al benessere della collettività. Ai cittadini dico di restare a casa”. Non ci sono alternative. Avverte De Venezia: “Stiamo controllando ogni angolo del quartiere. Il dispiego di forze è imponente ma necessario. Uscire senza reali motivi comporterà multe sicure e salatissime (400 euro, ndr)”.
I CITTADINI E LE MISURE RESTRITTIVE
I carabinieri non si fermano un attimo. Controlli, accertamenti, annotazioni. Vogliono parlare ma anche non perdersi in chiacchiere. C’è il Covid-19 da combattere e a Pasqua non si ferma. “Capitano, il quartiere sta rispettando le misure restrittive? Avete sanzionato molte persone?”. Qui De Venezia cambia espressione, diventa improvvisamente sereno: “Devo dirvelo, qualcuno che ha violato le regole c’è stato in questi giorni, qualche ragazzo che sta andando dalla fidanzata, qualche anziano che vuole uscire e sentirsi meno solo, ma la maggior parte degli abitanti della zona ha capito la gravità della situazione, rimanendo in casa, o uscendo solo per comprovate esigenze. Mi complimento con loro, per il loro spirito di collettività. Spero non si smentiscano nei prossimi giorni”.
“CAPITANO, POSSO ANDARE A PREGARE IN CHIESA?”
Altra macchina fermata. È una Toyota un po’ datata. Il Capitano va verso il guidatore, chiede l’autocertificazione e prende da una parte un collega. Gli sussurra qualcosa. “Capitano, che succede?”, chiediamo. La risposta non si fa attendere: “Quando fermiamo una persona possiamo controllare che questa non figuri nel registro dell’Asl del Comune di Roma come positivo al Covid-19 o che abiti con altri contagiati, se così fosse la sanzione si trasformerebbe da civile a penale”.
Auto dopo auto i controlli proseguono. Ad un certo punto, il Capitano De Venezia riunisce i suoi. Si cambia postazione. Ci si sposta a piazza Regina Margherita per un nuovo posto di blocco. Prima però un’inaspettata interruzione: “Signori, scusate, posso andare in chiesa a pregare?” – sussurra una vecchietta un po’ intimorita. “Certo signora – risponde il Capitano – ma poi torni a casa”. De Venezia controlla fino alla fine il tragitto della signora verso la chiesa di Sant’Emerenziana e dice: “Vedete, in questi giorni di emergenza siamo diventati anche dei consiglieri, spieghiamo la situazione a tutti, cosa fare, cosa non fare, credo che il rapporto coi cittadini sia cambiato in questo senso. La gente ha capito che stiamo dalla loro parte, ancora di più. Penso ad esempio agli anziani, ci chiedono spesso se possono andare a messa o fino a dove possono muoversi”.
SENZA PAURA
Si arriva dunque, dopo circa sette minuti, a piazza Regina Margherita. Le gazzelle dei carabinieri appostate sono quattro. E si riparte con i controlli. Due auto, un furgone, due moto. Chi viene da via Alessandria o da viale Regina Margherita è costretto a fermarsi. “Dove sta andando? Ce l’ha l’autocertificazione? Fornisca patente e libretto”. Il copione è sempre lo stesso.
Siamo in chiusura. Più di due ore di controlli. Decine di persone fermate. Tanti consigli ai cittadini. Nessun sanzionato. Una domanda a questo punto viene spontanea: “Capitano, avete paura di essere contagiati? Siete in prima linea contro questo virus…”. De Venezia risponde guardando per un attimo i suoi colleghi: “Il rischio c’è, ma questo vale per tutti. Ora c’è un’emergenza da combattere e tutti dobbiamo fare la nostra parte. Siamo come i cittadini, siamo dei singoli che se cooperano insieme, possono cambiare le sorti della collettività. Con l’aiuto di tutti ce la faremo”.