Prati | Articoli

Shoah, tutti i luoghi della memoria del nostro quartiere

di Sergio Campofiorito

Anche Prati ha i suoi luoghi della memoria. Nonostante durante la Seconda guerra mondiale fosse un quartiere giovane, nato da poco più di due decenni, anche qui non sono mancati momenti drammatici che ogni 27 gennaio, Giorno della Memoria, vengono ricordati.

Targa dedicata a Piera Fiorentini

Le targhe e i sampietrini ci raccontano a ogni angolo del quartiere chi è stato ucciso durante il periodo della follia nazista, chi ha lottato per la libertà, chi è partito per un viaggio senza ritorno. È il caso di Piera Fiorentini, studentessa del liceo Caetani deportata ad Auschwitz. A lei è stata dedicata l’aula magna dell’istituto.

Targa dedicata a Massimo Gizzio

E poi ci sono le targhe dedicate alle vittime del fascismo: Cesare Astrologo, martire delle Fosse Ardeatine, in via Vespasiano; Massimo Gizzio, studente ucciso in via Federico Cesi all’angolo con via Valadier; il generale Simone Simoni, torturato in via Tasso e ucciso alle Fosse Ardeatine, in via Ferrari 2; Unico Guidoni, giovane comunista ucciso alle Fosse Ardeatine, in via Confalonieri 2.

Pietre d’inciampo

Lungo le vie di Prati è facile imbattersi anche nelle pietre d’inciampo, sampietrini con il nome delle persone deportate e ideate dall’artista tedesco Gunter Demning che ha deciso di dedicare la sua vita e il suo lavoro alla memoria di tutte le vittime della Shoah. Se ne possono trovare in viale Giulio Cesare ai civici 223, 71 e 95, oltre che davanti alla caserma da cui furono prelevati 2000 Carabinieri, mandati ai campi di concentramento di Germania, Polonia e Austria. Altre pietre d’inciampo sono state affogate nei marciapiedi di via Vespasiano 17, via Monte Zebio 40, Via Germanico 96, in piazza Prati degli Strozzi, in via Cola di Rienzo e in viale delle Milizie. 

Al civico 127 di via Cola di Rienzo si trova il salotto del segretario dell’allora Partito Popolare, Giuseppe Spataro, dove, durante l’occupazione nazista, si tenevano le riunioni clandestine che porteranno alla nascita della Democrazia Cristiana.

Infine ci sono i luoghi della memoria nati per ricordare le vittime del fascismo. È il caso di via Andrea Doria, dove alcuni alberi sono dedicati ai partigiani del quartiere. Un platano omaggia Teresa Gullace, personaggio poi ricordato nel film “Roma città aperta”. Per lei, c’è anche una targa in viale Giulio Cesare, nel luogo dove è morta.

Il rifugio di San Gioacchino in Prati

Una menzione merita la chiesa di San Gioacchino in Prati, in via Pompeo Magno: il sottotetto dell’edificio nascose, per sette mesi, ebrei, ricercati e disertori, tutti murati vivi in uno spazio angusto. 


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