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Prati, l’emergenza virus cancella l’emergenza rifiuti. Questi i motivi

di Daniele Galli

L’emergenza immondizia a Prati, come pure nel resto di Roma, non c’è più. Puff, sparita. Niente più ingombranti accatastati per strada e i cassonetti vengono periodicamente svuotati. Anzi, vengono persino igienizzati. Non si avverte più quell’odore nauseabondo che spesso costringeva i residenti a tenere ermeticamente chiuse le finestre. Domanda: che fine ha fatto la montagna di rifiuti che ogni giorno, prima dell’emergenza Covid-19, si accumulava sulle nostre strade?

I NUMERI DEL FENOMENO
Andiamo per ordine. C’è meno in gente in giro e quindi anche meno immondizia viene conferita. Da Ama fanno sapere che la chiusura della stragrande maggioranza degli esercizi commerciali – le attività economiche non essenziali – ha comportato una riduzione nel conferimento dei rifiuti. Ieri, 15 aprile, è stato lo stesso amministratore unico della municipalizzata, Stefano Zaghis a dare le cifre del fenomeno. “In queste cinque settimane di quarantena – ha detto nel corso di una seduta della commissione capitolina Ambiente -, a Roma si è passati dalle 23.500 tonnellate settimanali di rifiuti prodotti a 21.500 tra raccolta differenziata, indifferenziata, vetro e cassette di plastica. La riduzione è contenuta perché a Roma ci sono sempre 2,8 milioni di residenti”. Ad alleggerire la raccolta, ha aggiunto Zaghis, “è stata l’assenza di turismo e pendolari, che ha un’incidenza media di circa duemila tonnellate di rifiuti ogni settimana”.

IL MERITO DEI CITTADINI
Secondo il Campidoglio, però, è anche merito dei cittadini. Che durante questa quarantena hanno dimostrato di non essere loro i primi responsabili del disastro immondizia ante-Coronavirus. “Dall’inizio della pandemia – ha spiegato la sindaca Virginia Raggi, ieri a Radio 1 – non ci sono più abbandoni di rifiuti indiscriminati ai lati delle strade”. Rifiuti indiscriminati per i quali, come dimostrato da un’inchiesta di RomaH24, sotto processo erano finite quelle società di traslochi – alcuni “svuotacantine” – che non seguono le norme per il corretto smaltimento degli ingombranti.

Virginia Raggi

L’azzeramento di questo superlativo carico di lavoro ha permesso ad Ama di rendere più gestibili i turni ordinari: “Ogni notte – ha chiarito la Raggi – l’azienda andava a raccogliere ingombranti per circa 20-25 tonnellate e questo significava riorganizzare il servizio ordinario per stabilire i turni straordinari per fare queste pulizie. Di giorno, Ama doveva passare a raccogliere i cumuli, intere case che venivano scaricate. Al momento tutto questo non c’è più. Così, abbiamo ripotenziato il servizio ordinario, che ora funziona”.

Non solo. Per la Raggi, i cittadini stanno contribuendo fattivamente al ripristino della normale raccolta: “I loro comportamenti corretti aiutano, come aiuta pure l’assenza di parcheggi in doppia fila davanti ai cassonetti”. La sosta selvaggia impediva ai mezzi della municipalizzata di compiere il proprio lavoro.

E QUELLA DEL NOSTRO MUNICIPIO

Anna Vincenzoni

“Per avere un quadro chiaro della situazione – spiega a RomaH24 Anna Vincenzoni, assessore all’ambiente del I Municipio – bisogna tenere in considerazione che il nostro territorio è stato diviso in 48 aree elementari, chiamate “mattonelle”. In ognuna di esse lavora una squadra di Ama che è responsabile del ritiro, della pulizia e dell’igienizzazione, e che non cambia mai negli uomini per evitare contagi da Coronavirus. Ad aver contribuito nel rendere il territorio più pulito è anche la chiusura delle attività commerciali che chiaramente ha comportato una produzione minore di rifiuti. Prima dell’emergenza, la situazione era precipitata perché l’appalto, avviato a dicembre 2018, per il ritiro porta a porta dell’immondizia delle utenze non domestiche, è andato malissimo e senza un ritiro regolare, i commercianti hanno utilizzato i cassonetti, non potendo fare altrimenti. A tutto questo si aggiunge il lavoro delle autobotti per la sanificazione e, per finire – elemento non certo trascurabile – per le strade non gira praticamente nessuno”.

LA SOLUZIONE DISCARICA
Ricapitolando. Sono calate le presenze complessive in città, nessuno abbandona più gli ingombranti e le serrande abbassate hanno dimostrato come una parte del macro-problema fossero le utenze non domestiche. Questa ricostruzione spiega il presente. Risolve il giallo dei rifiuti spariti. E il futuro? Cosa accadrà, quando usciremo dalla quarantena?

All’orizzonte non c’è ancora una soluzione definitiva. Ama, infatti, non ha ancora sciolto il nodo della carenza di impianti. Questione, questa, che vede in realtà coinvolte a un piano più alto Regione Lazio e Campidoglio. Per porre definitivamente fine alla crisi della “monnezza” romana, i due principali attori si erano trovati d’accordo sulla soluzione discarica.

Nonostante le proteste dei comitati locali, il Comune intendeva – e intende tuttora – realizzarla in zona Valle Galeria. Per la precisione, nell’ex cava di Monte Carnevale di proprietà della New Green Roma Srl. Il 17 marzo, però, il Tar sospende l’autorizzazione che la Regione aveva concesso all’azienda a fine dicembre, accogliendo così le richieste di cittadini e associazioni ambientaliste. La palla è passata ora al Consiglio di Stato, ultimo grado della giustizia amministrativa. Comitati e istituzioni sono in attesa della sentenza. Il nostro quartiere, anche.

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